Equilibrio intestinale e metabolico
- Terapia Nutrizionale
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Asse microbiota-intestino-cervello: comprenderne il funzionamento per ipotizzare nuovi approcci terapeutici
Dottoressa Sara Rucci, Biologa Nutrizionista
Che sistema nervoso centrale e intestino comunicassero in modo continuo e bidirezionale era già stato riconosciuto nell’antica Grecia quando Ippocrate, Platone e Aristotele ipotizzavano che cervello e resto del corpo fossero intrinsecamente connessi e di conseguenza che per studiare i processi patologici andasse considerata l’intera persona e non il singolo organo. (Drossman 2016). Nel 1840 William Beaumont mostrò sperimentalmente che lo stato emotivo influenza la digestione e quindi l’esistenza di un asse cervello-intestino. Alterazioni della fisiologia e sintomi gastrointestinali vennero nel tempo sempre più associati a patologie a carico del sistema nervoso centrale come, ad esempio, il Morbo di Parkinson in cui addirittura i disturbi gastrointestinali possono precedere i sintomi neurologici. Allo stesso modo sintomi gastrointestinali venivano correlati a disturbi psicologici e diagnosi psichiatriche nel caso della sindrome dell’intestino irritabile (IBS).
Tuttavia, solo con l’avvento del neuroimaging è stato possibile dimostrare la bidirezionalità della comunicazione e che quindi anche disfunzioni e sintomi intestinali sono in grado di attivare regioni cerebrali coinvolte nella regolazione delle emozioni. (Mayer 2011).
Oggi sappiamo che alterazioni a carico di questo complesso sistema bidirezionale di comunicazione tra intestino e sistema nervoso centrale sono implicate nello sviluppo di numerose patologie e in particolare ciò ha permesso una ridefinizione dei disturbi gastrointestinali funzionali (FGID) oggi denominati disturbi dell’interazione intestino cervello (DGBI).
Se è maggiormente noto che situazioni di ansia e/o stress sono in grado di innescare la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e la dispepsia funzionale (FD) è vero anche che la presenza persistente di sintomi gastrointestinali può a sua volta determinare la comparsa di stati di ansia e depressione (Keightley PC, 2015).
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