Equilibrio intestinale e metabolico
1. DEFINIZIONE ed EZIOLOGIA La definizione di lipedema è controversa in quanto la sua eziologia è ancora incerta. Ad oggi sappiamo che si tratta di un disturbo adipofasciale con le seguenti caratteristiche:
L’obesità è definita dall’OMS come accumulo anomalo o eccessivo di grasso che rappresenta un rischio per la salute. Nelle ultime decadi la prevalenza dell’obesità a livello mondiale è aumentata progressivamente raggiungendo proporzioni epidemiche. (Bastien et al. 2014)
Dottoressa Sara Rucci, Biologa Nutrizionista Che sistema nervoso centrale e intestino comunicassero in modo continuo e bidirezionale era già stato riconosciuto nell’antica Grecia quando Ippocrate, Platone e Aristotele ipotizzavano che cervello e resto del corpo fossero intrinsecamente connessi e di conseguenza che per studiare i processi patologici andasse considerata l’intera persona e non il singolo organo. (Drossman 2016). Nel 1840 William Beaumont mostrò sperimentalmente che lo stato emotivo influenza la digestione e quindi l’esistenza di un asse cervello-intestino. Alterazioni della fisiologia e sintomi gastrointestinali vennero nel tempo sempre più associati a patologie a carico del sistema nervoso centrale come, ad esempio, il Morbo di Parkinson in cui addirittura i disturbi gastrointestinali possono precedere i sintomi neurologici. Allo stesso modo sintomi gastrointestinali venivano correlati a disturbi psicologici e diagnosi psichiatriche nel caso della sindrome dell’intestino irritabile (IBS). Tuttavia, solo con l’avvento del neuroimaging è stato possibile dimostrare la bidirezionalità della comunicazione e che quindi anche disfunzioni e sintomi intestinali sono in grado di attivare regioni cerebrali coinvolte nella regolazione delle emozioni. (Mayer 2011). Oggi sappiamo che alterazioni a carico di questo complesso sistema bidirezionale di comunicazione tra intestino e sistema nervoso centrale sono implicate nello sviluppo di numerose patologie e in particolare ciò ha permesso una ridefinizione dei disturbi gastrointestinali funzionali (FGID) oggi denominati disturbi dell’interazione intestino cervello (DGBI). Se è maggiormente noto che situazioni di ansia e/o stress sono in grado di innescare la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e la dispepsia funzionale (FD) è vero anche che la presenza persistente di sintomi gastrointestinali può a sua volta determinare la comparsa di stati di ansia e depressione (Keightley PC, 2015).
La gestione delle patologie gastrointestinali croniche rappresenta una sfida costante sia per i professionisti della salute che per i pazienti a causa della loro origine multifattoriale e della variabilità dei sintomi ad essi associati. Se in passato era comune pensare che i sintomi associati ai disturbi gastrointestinali funzionali fossero causati da deficit di natura organica o funzionale, i successivi approfondimenti in materia di comunicazione intestino-cervello hanno evidenziato l’origine neurogastroenterica di tali sintomi. Dal 1990 la Rome Foundation ha sviluppato criteri diagnostici standardizzati, poi aggiornati nel corso del tempo, che hanno permesso di definire diagnosi, classificazione e prevalenza dei Disturbi Gastrointestinali Funzionali. Con i criteri di Roma IV del 2016 si è giunti ad una definizione positiva e non stigmatizzante di tali disturbi, oggi ridefiniti come Disturbi dell’interazione intestino-cervello (Disorders of gut-brain interactions (DGBI)). Uno studio condotto dalla Rome Foundation nel 2020 su scala internazionale e di ampia portata, ha stimato che oltre il 40% della popolazione mondiale presenta almeno un disturbo gastrointestinale funzionale. La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) e la dispepsia funzionale (FD) rappresentano i disturbi che generano il maggior numero di consultazioni mediche da parte dei pazienti. Questa monografia fornisce gli strumenti per una profonda comprensione dei Disturbi dell’Interazione Intestino-Cervello (DGBI) e delle loro complessità biopsicosociali, esplorando gli aspetti essenziali per la comprensione di tali disturbi, nonché l'uso di approcci complementari non farmacologici nella loro gestione.
Nonostante la crescente comprensione da parte di scienziati e medici del microbiota intestinale e delle relative implicazioni pratiche immunologiche, le strategie per mantenere la salute dell'intestino rimangono piuttosto nebbiose per la popolazione generale.
Esercitarsi regolarmente. Ridurre l'apporto calorico. Seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura. Alla base di questi consigli, ormai ben noti, ci sono meccanismi molto sofisticati che promuovono la salute. La costante evoluzione della ricerca scientifica ha permesso di comprendere al meglio i "come e i perché" degli interventi sullo stile di vita per la salute metabolica, un'area dell'endocrinologia che comprende l'omeostasi dell'insulina e del glucosio, l'equilibrio energetico e il peso corporeo.