Terapia enzimatica
Recenti studi clinici hanno valutato le applicazioni terapeutiche di specifici enzimi proteolitici (come tripsina, bromelina, ecc.) in caso di infezioni microbiche, infiammazioni ed edemi.
In questo slide kit si spiega come i flavonoidi e gli enzimi proteolitici vegetali e animali abbiano la capacità di moderare l’infiammazione e ridurre l’edema.
Slide kit interattivo - Dalla letteratura i vantaggi e le applicazioni cliniche della terapia enzimatica sistemica a supporto delle cure oncologiche tradizionali L’oncologia integrata è nata alla fine degli anni Novanta e si caratterizza dall’utilizzo di terapie complementari e integrate insieme alle cure oncologiche convenzionali. I trattamenti a base di enzimi proteolitici e flavonoidi – come pancreatina, papaina, bromelina, tripsina e chimotripsina -, sono oggetto di moltissimi studi preclinici e clinici grazie alla loro azione antinfiammatoria, antiossidante, immunomodulatrice e tumoricida. Questo ha fatto in modo che nel 2007 la SIO (Society for Integrative Oncology) pubblicasse la prima edizione delle linee guida di Oncologia integrata. Tali raccomandazioni sono state poi aggiornate e implementate nel corso degli anni prendendo in considerazione i trattamenti integrativi a supporto di specifici tipi di tumori.
Una dieta antiossidante unita a uno stile di vita attivo e a supplementi - antiinfiammatori, antiedema e anti-ROS -, costituiscono la strategia vincente per contrastare le problematiche a base infiammatoria. Molteplici indagini cliniche hanno dimostrato l’utilità dell’utilizzo di un approccio terapeutico combinato in caso d’infiammazioni traumatiche acute e/o di patologie di natura infiammatoria cronica. Questo tipo di strategia prevede l’utilizzo integrato di una terapia enzimatica sistemica, interventi dietetici antiossidanti e modifiche nello stile di vita (maggiore attività fisica). L’azione congiunta di Bromelina, Tripsina e Rutina – alla base della terapia enzimatica -, esercita un’azione antinfiammatoria, antiedemigena e antiossidante immuno-mediata. Questa riduce la formazione dell’inflammasoma, blocca i meccanismi alla base dei principali processi infiammatori acuti e cronici che possono alimentare la sindrome metabolica e il diabete, oltre a diverse malattie cardiovascolari, neurodegenerative, ecc., comprese certe tipologie di tumori.
L’integrazione di enzimi e flavonoidi nella terapia antinfiammatoria e analgesica consente una migliore qualità di vita del paziente con riduzione dei dosaggi dei FANS e degli effetti indesiderati correlati. Il meccanismo d’azione degli antinfiammatori non steroidei (FANS) e dei componenti della terapia enzimatica (TE) sistemica (flavonoidi come la Rutina, uniti a proteasi endogene e vegetali, come tripsina e Bromelina), hanno diversi punti in comune portando ad effetti in parte sovrapponibili. Grazie però, all’effetto sinergico e selettivo delle sostanze contenute nella TE - a diversi livelli delle principali cascate dei mediatori infiammatori (citochine, prostaglandine, leucotrieni, ROS ecc.), del complemento e dei fattori della coagulazione -, l’efficacia antinfiammatoria, antiedemigena e antiossidante della TE non è associata agli effetti collaterali che spesso lamentano i pazienti trattati con i FANS anche di ultima generazione.
Questo flavonoide ha suscitato un grande interesse nei ricercatori per le sue possibili applicazioni terapeutiche in diverse tipologie di tumori. Le sostanze di base che compongono la terapia enzimatica sono enzimi proteolitici e flavonoidi. Tra gli enzimi troviamo bromelina, tripsina e chimotripsina, mentre Quercetina e rutina appartengono alla classe dei flavonoidi. In questo articolo approfondiremo il ruolo e le evidenze cliniche della Quercetina. La ricerca su questo flavonolo, dal forte potere antiossidante, si è particolarmente intensificata negli ultimi anni. Il suo crescente interesse è generato dai possibili effetti benefici ad ampio spettro. In articoli precedenti abbiamo avuto occasione di pubblicare una overview sulla terapia enzimatica e uno slide kit dedicato ai flavonoidi. La Quercetina appartiene alla classe dei flavonoli e la troviamo ampiamente distribuita nel mondo vegetale. Le risorse impiegate nello studio della Quercetina sono giustificate dai suoi possibili impieghi in medicina come antidiabetico, antinfiammatorio, antiossidante, antimicrobico, anticancerogeno, anti-Alzheimer, antiartrosico e cardioprotettore. I numerosi possibili effetti della Quercetina sono per la maggior parte esaminati in vitro o su animali. Gli studi in vivo sull’uomo sono in numero e qualità crescente, anche se mancano ancora studi scientifici su popolazioni numerose. Di seguito, le principali evidenze emerse da studi preclinici e clinici sugli effetti della Quercetina secondo una recente review del 2010 (1. Salehi B, et al. ACS Omega 2020).
Le evidenze scientifiche riportano come la terapia enzimatica possa essere utilizzata in diversi ambiti medico/sanitari, non solo con l’obiettivo curativo ma anche preventivo. Le evidenze scientifiche riportano come la terapia enzimatica possa essere utilizzata, non solo con l’obiettivo curativo ma anche preventivo, in diversi ambiti medico/sanitari: osteoarticolare neurologico oncologico odontoiatrico reumatologico urologico sportivo (dolore cronico, post-operatorio, post traumatico La Terapia Enzimatica trova inoltre il suo impiego nella prevenzione e benessere con formulazioni specifiche. Le formulazioni prevedono l’utilizzo di enzimi proteolitici di origine vegetale e animale (tripsina, chimotripsina, bromelina e papaina), associati a flavonoidi (quercetina e rutina). A causa della diversa specificità delle relazioni e del pH ottimale richiesto dalle idrolasi proteolitiche, lo spettro d'azione della combinazione è più ampio di quello di un singolo enzima. Studi in vitro e in vivo riportano diverse azioni a carico degli enzimi proteolitici e dei flavonoidi (figura) che possono essere ricondotte al profilo di efficacia della terapia enzimatica. Il Dott. Davide Allegri analizza la questione nel seguente slide kit.
Dalla letteratura, risultati positivi in merito a mucosite e radiodermatite da RT utilizzando la TE, con migliore qualità di vita e bassi effetti collaterali. Gremmler L. e coll. hanno condotto una ricerca sistematica degli studi focalizzati a valutare l’utilizzo, l’efficacia e i potenziali effetti collaterali della terapia enzimatica nei pazienti oncologici in trattamento radio-chemioterapico. La review che ne è derivata (Anticancer Research, luglio 2021) include 15 studi in cui circa 3000 pazienti sono stati trattati per os con enzimi proteolitici (come bromelina, papaina o chimotripsina) allo scopo di mitigare gli effetti collaterali delle terapie anti-neoplastiche tradizionali. I pazienti trattati con TE avevano età compresa tra 20 e 75 anni e presentavano tumori, di diversa tipologia e grado di malignità, a livello gastrointestinale, ginecologico, della zona testo-collo o del polmone. La seguente presentazione riporta la sintesi dei risultati in merito a mucosite, disturbi della deglutizione e radiodermite da radioterapia, oltre ai disturbi gastroenterici e urogenitali evidenziati in corso di RT/CT. Nella maggior parte dei casi la terapia enzimatica è ben tollerata, ma sono necessari studi randomizzati controllati rigorosi prima di formulare delle raccomandazioni in merito.
Artralgia e mialgia spesso si manifestano nelle pazienti in terapia anti-ormonale a base di inibitori delle aromatasi. Enzimi e flavonoidi permettono di limitare questi effetti collaterali. La terapia anti-ormonale a base di inibitori dell’aromatasi è indicata per ridurre il rischio di recidive in caso di cancro al seno in cui siano stati evidenziati, tramite biopsia o esame isto-patologico, un numero molto elevato di recettori per gli estrogeni. In caso contrario non viene utilizzata perché non porterebbe ad alcun beneficio per la paziente. Questo tipo di farmaci, che riducono la produzione e il livello di estrogeni, devono essere somministrati solo in donne in menopausa (naturale, farmacologica o chirurgica) e producono effetti collaterali soprattutto a livello articolare e muscolare. Una corretta alimentazione e l’utilizzo di specifici integratori alimentari (nella fattispecie la terapia enzimatica) in abbinamento ad un’adeguata attività fisica hanno dimostrato di aiutare a gestire meglio gli effetti collaterali delle terapia antitumorali. La seguente scheda riporta una sintetica spiegazione rivolta e dedicata al paziente per spiegare l’utilità e gli effetti salutari di questo tipo di trattamento integrativo oncologico.
Dieta controllata, attività fisica programmata e terapia enzimatica a cicli sono utili per controllare gli effetti collaterali degli inibitori dell’aromatasi, utilizzati per ridurre le recidive del cancro della mammella. Nel 50% delle donne affette da cancro della mammella si tratta di una forma sensibile agli estrogeni e la percentuale sale al 75% nel caso il tumore insorga dopo la menopausa. Per ridurre, quindi, il rischio di recidive post-mastectomia è frequente la prescrizione di una terapia anti-ormonale a base di inibitori dell’aromatasi. Questi farmaci risultano molto efficaci, ma sono correlati a una bassa aderenza in quanto provocano diffuse artralgie in molte pazienti. Per ovviare o tenere sotto controllo questi dolori articolari di natura infiammatoria sta dando buoni risultati un approccio terapeutico che combina specifici accorgimenti dietetici e modifiche allo stile di vita uniti alla somministrazione ciclica di enzimi proteolitici e flavonoidi – come Bromelina, Rutina e Tripsina.
Soggetto molto attivo conduce uno stile di vita sano, non fuma e non beve alcolici, presenta forti dolori al ginocchio con limitazioni funzionali ingravescenti. Un ex-atleta agonista di 45 anni si reca dall’ortopedico in seguito a episodi ingravescenti di dolore al ginocchio sinistro. Gli esami strumentali e clinici evidenziano una grave artrosi con importante degenerazione della cartilagine e formazione di geodi - cavità contenenti liquido mucoso che si generano in seguito a riassorbimento del tessuto osseo -. Il paziente conduce uno stile vita sano: dieta equilibrata, consigliato dal nutrizionista, e attività sportiva che ultimamente ha dovuto interrompere in seguito ai forti dolori e a scarsa mobilità del ginocchio. I sintomi sono tali da causargli zoppia, difficoltà a svolgere le usuali attività quotidiane e a dover ricorrere ai farmaci antinfiammatori (FANS), che però usa solo sporadicamente perché li tollera poco. Quali strategie cliniche e nutrizionali adotteresti in questo tipo di paziente? In quali condizioni la terapia enzimatica potrebbe risultare utile come supporto ai FANS e per ridurne l’utilizzo? Un approfondimento della questione nel seguente caso clinico interattivo.
Spiegato il meccanismo con cui agiscono i flavonoidi e gli enzimi proteolitici quando utilizzati per contrastare le reazioni infiammatorie che si verificano in molti eventi acuti e patologie croniche. Nel corso degli anni l’applicazione terapeutica della terapia enzimatica è diventata emergente come cura innovativa in diversi ambiti, in particolare, quando le terapie farmacologiche convenzionali falliscono o manifestano troppi effetti collaterali. Per fare qualche esempio, negli ultimi decenni, diversi enzimi e flavonoidi (ad es. bromelina, papaina, tripsina, rutina, etc.) sono stati studiati e poi utilizzati in clinica per ridurre l’infiammazione e l’edema nei traumi sportivi, il dolore in oncologia, problemi osteoarticolari e in odontoiatria. Lo studio del meccanismo d’azione con cui queste sostanze naturali agiscono ha suscitato l’interesse di molti ricercatori del panorama internazionale, ma è solo con l’ampliamento delle conoscenze del complesso funzionamento del sistema immunitario e della sua stretta correlazione con i processi di natura infiammatoria che si è potuto comprendere come agiscono. Studi in vitro e in vivo hanno evidenziato che gli enzimi proteolitici svolgono un’azione regolatrice sui mediatori dell’immunità naturale e innata modulando la risposta infiammatoria acuta, ma intervengono anche quando è presente un danno tissutale causato dal protrarsi dell’infiammazione, spesso associata a patologie cardiovascolari, osteoarticolari, gastrointestinali e neurodegenerative croniche. Un approfondimento nel seguente slide kit.
Anche se chimicamente non sono classificabili come enzimi, i flavonoidi sono uno dei componenti basilari della terapia enzimatica sistemica grazie alle loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e non solo. In questo slide kit si illustrano le caratteristiche e le proprietà dei tipi di flavonoidi che affiancano gli enzimi proteolitici all’interno delle terapie enzimatiche orali utilizzate per prevenire e curare gli stati infiammatori e lo stress ossidativo che si scatenano nell’organismo, in seguito a determinate patologie acute e croniche. Studiati da molti decenni, i flavonoidi più frequentemente presenti nella terapia enzimatica sistemica sono dei polifenoli glicosilati presenti in molte piante, fiori, frutti. Le slide seguenti si focalizzano soprattutto su quercitina e rutina in quanto oggetto di recenti studi clinici che ne hanno confermato le molteplici proprietà, tra cui un’azione antinfiammatoria paragonabile agli antinfiammatori non steroidei (FANS).
Questo enzima ha suscitato un grande interesse nel mondo medico, dimostrando molteplici effetti in clinica, sia da solo sia in associazione con altri principi attivi. Per Bromelina si intende un insieme di enzimi proteolitici estratti dalla polpa, e soprattutto dal gambo, dell’ananas. [1] Le evidenze scientifiche riportano come la bromelina, un composto naturale e sicuro, possa trovare largo impiego in campo terapeutico grazie ai suoi numerosi effetti positivi nel trattamento dell’infiammazione, osteoartrosi, cancro, post-intervento chirurgico, traumi e altre applicazioni secondarie. Insieme a tripsina e rutina, la bromelina è uno dei componenti principali della terapia enzimatica. Di seguito, gli aspetti terapeutici e clinici chiave della Bromelina, secondo una recente review. [2] Leggi anche: Studi preclinici sulla Quercetina in ambito oncologico Caratteristiche e proprietà degli enzimi proteolitici
Specifiche sostanze naturali ad elevata azione antiossidante, come bromelina, tripsina e rutina/quercetina, sono risultate coinvolte nei tre principali step della cancerogenesi. Il ruolo integrativo della terapia enzimatica. Il processo della genesi del tumore è un fenomeno complesso dove le alterazioni delle varie vie metaboliche portano ad aberranti segnali cellulari che determinano in seguito le mutazioni. Gli antiossidanti naturali sono coinvolti in tutti e tre i maggiori step della cancerogenesi (iniziazione, promozione e progressione). Le terapie con sostanze multi-target hanno parecchi vantaggi rispetto alle terapie convenzionali che possono dare più tossicità e minori effetti positivi. Le formulazioni della terapia enzimatica prevedono enzimi proteolitici di origine vegetale e animale (biosintetizzati) associati a flavonoidi. Bromelina, papaina, tripsina, chimotripsina, rutina e quercetina sono gli elementi principali di questa terapia. La Terapia Enzimatica in medicina integrata riscuote un interesse crescente tra i clinici: l’assenza di effetti collaterali la rende sicura e integrabile con le terapie convenzionali. Nel seguente slide kit i nostri specialisti approfondiscono la questione.