Terapia enzimatica
Recenti studi clinici hanno valutato le applicazioni terapeutiche di specifici enzimi proteolitici (come tripsina, bromelina, ecc.) in caso di infezioni microbiche, infiammazioni ed edemi.
L’azione di proteasi e flavonoidi, associata a sostanze regolatrici della disbiosi intestinale, migliora specifici sintomi che persistono dopo l’infezione da CoV2. Secondo una ricerca condotta in UK su pazienti nel periodo post-Covid, è emerso che un’elevata percentuale di soggetti lamenta diversi sintomi psico-fisici correlati all’infezione, anche a distanza oltre un mese dalla remissione della malattia virale. Non è stato determinato ancora quanto a lungo possono persistere questi sintomi ma, è noto ormai, che alcune infezioni virali possono provocare la sindrome da stanchezza cronica o encefalomielite mialgica, che ha numerose analogie con l’astenia post-Covid. Da diversi studi di recente pubblicazione è emerso che l’utilizzo sistemico della terapia enzimatica e di integratori probiotici, nel periodo successivo all’infezione da Covid-19, risulta efficacie nel periodo di recupero post-Covid che, in molti pazienti, lascia stanchezza e spossatezza, dolori muscolari, difficoltà di concentrazione e “brain fog” anche per mesi. Proponiamo quindi una breve video-lesson (durata 4'12") in cui vengono spiegati i meccanismi d’azione e gli effetti di queste sostanze e un’infografica con 2 case report di pazienti con prolungata e intensa sintomalogia post-Covid 19, in cui l’integrazione nutrizionale proposta è risultata efficace e ha accelerato il recupero fisico e mentale.
In questo slide kit si spiega come i flavonoidi e gli enzimi proteolitici vegetali e animali abbiano la capacità di moderare l’infiammazione e ridurre l’edema.
La terapia enzimatica è una valida integrazione contro i dolori articolari soprattutto quando la paziente è intollerante ai FANS. Il 75% circa delle pazienti con carcinoma mammario è in post-menopausa e il 50% di tutte le pazienti con carcinoma mammario è affetto da malattia positiva per i recettori degli estrogeni ER+. Gli inibitori dell’aromatasi (IA) di terza generazione (letrozolo, anastrozolo ed exemestane) rappresentano, per queste pazienti, la terapia ormonale adiuvante d’elezione. Nel 60% circa delle pazienti gli effetti collaterali degli IA sono soprattutto a carico del sistema osteo-scheletrico con artromialgie, osteoporosi e rischio di fratture. La comparsa di artromialgie è stata riportata come la causa più frequente di sospensione del trattamento [1]. Il trattamento del dolore è basato sull’impiego di oppioidi, paracetamolo e FANS eventualmente associati alla fisioterapia e all’esercizio fisico [2].
Slide kit interattivo - Dalla letteratura i vantaggi e le applicazioni cliniche della terapia enzimatica sistemica a supporto delle cure oncologiche tradizionali L’oncologia integrata è nata alla fine degli anni Novanta e si caratterizza dall’utilizzo di terapie complementari e integrate insieme alle cure oncologiche convenzionali. I trattamenti a base di enzimi proteolitici e flavonoidi – come pancreatina, papaina, bromelina, tripsina e chimotripsina -, sono oggetto di moltissimi studi preclinici e clinici grazie alla loro azione antinfiammatoria, antiossidante, immunomodulatrice e tumoricida. Questo ha fatto in modo che nel 2007 la SIO (Society for Integrative Oncology) pubblicasse la prima edizione delle linee guida di Oncologia integrata. Tali raccomandazioni sono state poi aggiornate e implementate nel corso degli anni prendendo in considerazione i trattamenti integrativi a supporto di specifici tipi di tumori.
Gli effetti sul miglioramento degli eventi avversi della chemioterapia nel cancro al seno e del colon-retto. La terapia enzimatica rientra tra le possibili terapie oncologiche integrative (MI). Gli effetti positivi della terapia a base di enzimi, proteolitici e pancreatici, sono stati evidenziati nell’attenuare le reazioni avverse ai trattamenti convenzionali (intervento chirurgico, chemioterapia e radioterapia). Sebbene gli studi condotti finora in campo oncologico presentino alcuni limiti (qualitativi e quantitativi), enzimi come bromelina, tripsina e chimotripsina potrebbero trovare una maggiore applicazione alla luce di future evidenze scientifiche nel campo dell’oncologia integrativa. Nel seguente articolo vengono analizzati due studi di coorte storici protocollati rispettando le raccomandazioni della “Good Epidemiological Pratice” (GEP), la linea guida sviluppata dalla società tedesca di epidemiologia. Gli studi presentati nell’articolo correlano la terapia enzimatica con il miglioramento degli eventi avversi legati alla chemioterapia nei pazienti con cancro al seno e del colon-retto.
Confronto tra terapia enzimatica e FANS nel controllo dello stato infiammatorio nei pazienti con questa problematica articolare. La terapia enzimatica è supportata da interessanti evidenze scientifiche che riportano i benefici della combinazione di tripsina, bromelina e rutina negli stati infiammatori acuti e cronici. Nel seguente articolo viene analizzato lo studio clinico randomizzato in doppio cieco con gruppo placebo, pubblicato su Arthritis nel 2015, dove è stata confrontata l’efficacia della terapia enzimatica rispetto al farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) diclofenac sodico e placebo. La terapia enzimatica si è dimostrata essere tanto efficace quanto il farmaco anti-infiammatorio non steroideo diclofenac sodico nella gestione dell’osteoartrosi al ginocchio. I vantaggi dell’utilizzo della terapia enzimatica si estendono, inoltre, alla possibilità di diminuire il consumo di paracetamolo nei pazienti affetti da questa problematica articolare.
Una dieta antiossidante unita a uno stile di vita attivo e a supplementi - antiinfiammatori, antiedema e anti-ROS -, costituiscono la strategia vincente per contrastare le problematiche a base infiammatoria. Molteplici indagini cliniche hanno dimostrato l’utilità dell’utilizzo di un approccio terapeutico combinato in caso d’infiammazioni traumatiche acute e/o di patologie di natura infiammatoria cronica. Questo tipo di strategia prevede l’utilizzo integrato di una terapia enzimatica sistemica, interventi dietetici antiossidanti e modifiche nello stile di vita (maggiore attività fisica). L’azione congiunta di Bromelina, Tripsina e Rutina – alla base della terapia enzimatica -, esercita un’azione antinfiammatoria, antiedemigena e antiossidante immuno-mediata. Questa riduce la formazione dell’inflammasoma, blocca i meccanismi alla base dei principali processi infiammatori acuti e cronici che possono alimentare la sindrome metabolica e il diabete, oltre a diverse malattie cardiovascolari, neurodegenerative, ecc., comprese certe tipologie di tumori.
L’integrazione di enzimi e flavonoidi nella terapia antinfiammatoria e analgesica consente una migliore qualità di vita del paziente con riduzione dei dosaggi dei FANS e degli effetti indesiderati correlati. Il meccanismo d’azione degli antinfiammatori non steroidei (FANS) e dei componenti della terapia enzimatica (TE) sistemica (flavonoidi come la Rutina, uniti a proteasi endogene e vegetali, come tripsina e Bromelina), hanno diversi punti in comune portando ad effetti in parte sovrapponibili. Grazie però, all’effetto sinergico e selettivo delle sostanze contenute nella TE - a diversi livelli delle principali cascate dei mediatori infiammatori (citochine, prostaglandine, leucotrieni, ROS ecc.), del complemento e dei fattori della coagulazione -, l’efficacia antinfiammatoria, antiedemigena e antiossidante della TE non è associata agli effetti collaterali che spesso lamentano i pazienti trattati con i FANS anche di ultima generazione.
Questo flavonoide ha suscitato un grande interesse nei ricercatori per le sue possibili applicazioni terapeutiche in diverse tipologie di tumori. Le sostanze di base che compongono la terapia enzimatica sono enzimi proteolitici e flavonoidi. Tra gli enzimi troviamo bromelina, tripsina e chimotripsina, mentre Quercetina e rutina appartengono alla classe dei flavonoidi. In questo articolo approfondiremo il ruolo e le evidenze cliniche della Quercetina. La ricerca su questo flavonolo, dal forte potere antiossidante, si è particolarmente intensificata negli ultimi anni. Il suo crescente interesse è generato dai possibili effetti benefici ad ampio spettro. In articoli precedenti abbiamo avuto occasione di pubblicare una overview sulla terapia enzimatica e uno slide kit dedicato ai flavonoidi. La Quercetina appartiene alla classe dei flavonoli e la troviamo ampiamente distribuita nel mondo vegetale. Le risorse impiegate nello studio della Quercetina sono giustificate dai suoi possibili impieghi in medicina come antidiabetico, antinfiammatorio, antiossidante, antimicrobico, anticancerogeno, anti-Alzheimer, antiartrosico e cardioprotettore. I numerosi possibili effetti della Quercetina sono per la maggior parte esaminati in vitro o su animali. Gli studi in vivo sull’uomo sono in numero e qualità crescente, anche se mancano ancora studi scientifici su popolazioni numerose. Di seguito, le principali evidenze emerse da studi preclinici e clinici sugli effetti della Quercetina secondo una recente review del 2010 (1. Salehi B, et al. ACS Omega 2020).
Le evidenze scientifiche riportano come la terapia enzimatica possa essere utilizzata in diversi ambiti medico/sanitari, non solo con l’obiettivo curativo ma anche preventivo. Le evidenze scientifiche riportano come la terapia enzimatica possa essere utilizzata, non solo con l’obiettivo curativo ma anche preventivo, in diversi ambiti medico/sanitari: osteoarticolare neurologico oncologico odontoiatrico reumatologico urologico sportivo (dolore cronico, post-operatorio, post traumatico La Terapia Enzimatica trova inoltre il suo impiego nella prevenzione e benessere con formulazioni specifiche. Le formulazioni prevedono l’utilizzo di enzimi proteolitici di origine vegetale e animale (tripsina, chimotripsina, bromelina e papaina), associati a flavonoidi (quercetina e rutina). A causa della diversa specificità delle relazioni e del pH ottimale richiesto dalle idrolasi proteolitiche, lo spettro d'azione della combinazione è più ampio di quello di un singolo enzima. Studi in vitro e in vivo riportano diverse azioni a carico degli enzimi proteolitici e dei flavonoidi (figura) che possono essere ricondotte al profilo di efficacia della terapia enzimatica. Il Dott. Davide Allegri analizza la questione nel seguente slide kit.
Dalla letteratura, risultati positivi in merito a mucosite e radiodermatite da RT utilizzando la TE, con migliore qualità di vita e bassi effetti collaterali. Gremmler L. e coll. hanno condotto una ricerca sistematica degli studi focalizzati a valutare l’utilizzo, l’efficacia e i potenziali effetti collaterali della terapia enzimatica nei pazienti oncologici in trattamento radio-chemioterapico. La review che ne è derivata (Anticancer Research, luglio 2021) include 15 studi in cui circa 3000 pazienti sono stati trattati per os con enzimi proteolitici (come bromelina, papaina o chimotripsina) allo scopo di mitigare gli effetti collaterali delle terapie anti-neoplastiche tradizionali. I pazienti trattati con TE avevano età compresa tra 20 e 75 anni e presentavano tumori, di diversa tipologia e grado di malignità, a livello gastrointestinale, ginecologico, della zona testo-collo o del polmone. La seguente presentazione riporta la sintesi dei risultati in merito a mucosite, disturbi della deglutizione e radiodermite da radioterapia, oltre ai disturbi gastroenterici e urogenitali evidenziati in corso di RT/CT. Nella maggior parte dei casi la terapia enzimatica è ben tollerata, ma sono necessari studi randomizzati controllati rigorosi prima di formulare delle raccomandazioni in merito.
Artralgia e mialgia spesso si manifestano nelle pazienti in terapia anti-ormonale a base di inibitori delle aromatasi. Enzimi e flavonoidi permettono di limitare questi effetti collaterali. La terapia anti-ormonale a base di inibitori dell’aromatasi è indicata per ridurre il rischio di recidive in caso di cancro al seno in cui siano stati evidenziati, tramite biopsia o esame isto-patologico, un numero molto elevato di recettori per gli estrogeni. In caso contrario non viene utilizzata perché non porterebbe ad alcun beneficio per la paziente. Questo tipo di farmaci, che riducono la produzione e il livello di estrogeni, devono essere somministrati solo in donne in menopausa (naturale, farmacologica o chirurgica) e producono effetti collaterali soprattutto a livello articolare e muscolare. Una corretta alimentazione e l’utilizzo di specifici integratori alimentari (nella fattispecie la terapia enzimatica) in abbinamento ad un’adeguata attività fisica hanno dimostrato di aiutare a gestire meglio gli effetti collaterali delle terapia antitumorali. La seguente scheda riporta una sintetica spiegazione rivolta e dedicata al paziente per spiegare l’utilità e gli effetti salutari di questo tipo di trattamento integrativo oncologico.
Dieta controllata, attività fisica programmata e terapia enzimatica a cicli sono utili per controllare gli effetti collaterali degli inibitori dell’aromatasi, utilizzati per ridurre le recidive del cancro della mammella. Nel 50% delle donne affette da cancro della mammella si tratta di una forma sensibile agli estrogeni e la percentuale sale al 75% nel caso il tumore insorga dopo la menopausa. Per ridurre, quindi, il rischio di recidive post-mastectomia è frequente la prescrizione di una terapia anti-ormonale a base di inibitori dell’aromatasi. Questi farmaci risultano molto efficaci, ma sono correlati a una bassa aderenza in quanto provocano diffuse artralgie in molte pazienti. Per ovviare o tenere sotto controllo questi dolori articolari di natura infiammatoria sta dando buoni risultati un approccio terapeutico che combina specifici accorgimenti dietetici e modifiche allo stile di vita uniti alla somministrazione ciclica di enzimi proteolitici e flavonoidi – come Bromelina, Rutina e Tripsina.
Alcuni studi clinici riportano le prime evidenze degli effetti antinvecchiamento e antinfiammatori della Quercetina e i suoi benefici per il sistema cardiovascolare e metabolico. La Quercetina è uno degli elementi che compongono la terapia enzimatica, insieme a Bromelina e Tripsina. L’attenzione verso l’utilizzo dei fenoli e polifenoli nel trattamento e prevenzione di numerose patologie è sempre più alta. Evidenze precliniche interessanti ne riportano i possibili effetti benefici nella gestione della malattia e degli effetti avversi causati dalle terapie farmacologiche. Gli studi clinici, seppur in numero ancora ridotto, riportano le prime evidenze degli effetti della Quercetina sull’uomo. In questo approfondimento vengono citati i più recenti studi preclinici e clinici sull’utilizzo della Quercetina in alcuni ambiti trasversali analizzati in una review del 2020. [1]
Soggetto molto attivo conduce uno stile di vita sano, non fuma e non beve alcolici, presenta forti dolori al ginocchio con limitazioni funzionali ingravescenti. Un ex-atleta agonista di 45 anni si reca dall’ortopedico in seguito a episodi ingravescenti di dolore al ginocchio sinistro. Gli esami strumentali e clinici evidenziano una grave artrosi con importante degenerazione della cartilagine e formazione di geodi - cavità contenenti liquido mucoso che si generano in seguito a riassorbimento del tessuto osseo -. Il paziente conduce uno stile vita sano: dieta equilibrata, consigliato dal nutrizionista, e attività sportiva che ultimamente ha dovuto interrompere in seguito ai forti dolori e a scarsa mobilità del ginocchio. I sintomi sono tali da causargli zoppia, difficoltà a svolgere le usuali attività quotidiane e a dover ricorrere ai farmaci antinfiammatori (FANS), che però usa solo sporadicamente perché li tollera poco. Quali strategie cliniche e nutrizionali adotteresti in questo tipo di paziente? In quali condizioni la terapia enzimatica potrebbe risultare utile come supporto ai FANS e per ridurne l’utilizzo? Un approfondimento della questione nel seguente caso clinico interattivo.
Spiegato il meccanismo con cui agiscono i flavonoidi e gli enzimi proteolitici quando utilizzati per contrastare le reazioni infiammatorie che si verificano in molti eventi acuti e patologie croniche. Nel corso degli anni l’applicazione terapeutica della terapia enzimatica è diventata emergente come cura innovativa in diversi ambiti, in particolare, quando le terapie farmacologiche convenzionali falliscono o manifestano troppi effetti collaterali. Per fare qualche esempio, negli ultimi decenni, diversi enzimi e flavonoidi (ad es. bromelina, papaina, tripsina, rutina, etc.) sono stati studiati e poi utilizzati in clinica per ridurre l’infiammazione e l’edema nei traumi sportivi, il dolore in oncologia, problemi osteoarticolari e in odontoiatria. Lo studio del meccanismo d’azione con cui queste sostanze naturali agiscono ha suscitato l’interesse di molti ricercatori del panorama internazionale, ma è solo con l’ampliamento delle conoscenze del complesso funzionamento del sistema immunitario e della sua stretta correlazione con i processi di natura infiammatoria che si è potuto comprendere come agiscono. Studi in vitro e in vivo hanno evidenziato che gli enzimi proteolitici svolgono un’azione regolatrice sui mediatori dell’immunità naturale e innata modulando la risposta infiammatoria acuta, ma intervengono anche quando è presente un danno tissutale causato dal protrarsi dell’infiammazione, spesso associata a patologie cardiovascolari, osteoarticolari, gastrointestinali e neurodegenerative croniche. Un approfondimento nel seguente slide kit.
L’integrazione orale di prodotti enzimatici ad attività antinfiammatoria si sta rivelando utile nella prevenzione e cura dei problemi muscolari funzionali da sovraffaticamento, comuni nello sportivo. I DOMS (Delayed Onset Muscle Soreness) sono dei disturbi muscolari funzionali da sovraffaticamento, secondo la classificazione proposta dal Munich Consensus Statement [1]. Si tratta di problematiche muscolari piuttosto comuni nella pratica sportiva, anche se non è possibile avere dati epidemiologici precisi. Il più delle volte sono disturbi non particolarmente gravi che permangono, dall’insorgenza alla remissione completa dei sintomi, per un periodo compreso tra le 72 e le 96 ore. I sintomi tipici includono indolenzimento, dolore, rigidità e gonfiore a livello muscolare, con biomeccanica alterata nelle articolazioni adiacenti [2, 3]. Tali sintomi variano da molto leggeri a intensi, con inabilità all’esecuzione di determinati movimenti. In questo articolo offriremo alcuni spunti di riflessione sui possibili benefici della terapia enzimatica nella prevenzione e trattamento dei DOMS.
Anche se chimicamente non sono classificabili come enzimi, i flavonoidi sono uno dei componenti basilari della terapia enzimatica sistemica grazie alle loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e non solo. In questo slide kit si illustrano le caratteristiche e le proprietà dei tipi di flavonoidi che affiancano gli enzimi proteolitici all’interno delle terapie enzimatiche orali utilizzate per prevenire e curare gli stati infiammatori e lo stress ossidativo che si scatenano nell’organismo, in seguito a determinate patologie acute e croniche. Studiati da molti decenni, i flavonoidi più frequentemente presenti nella terapia enzimatica sistemica sono dei polifenoli glicosilati presenti in molte piante, fiori, frutti. Le slide seguenti si focalizzano soprattutto su quercitina e rutina in quanto oggetto di recenti studi clinici che ne hanno confermato le molteplici proprietà, tra cui un’azione antinfiammatoria paragonabile agli antinfiammatori non steroidei (FANS).
Questo enzima ha suscitato un grande interesse nel mondo medico, dimostrando molteplici effetti in clinica, sia da solo sia in associazione con altri principi attivi. Per Bromelina si intende un insieme di enzimi proteolitici estratti dalla polpa, e soprattutto dal gambo, dell’ananas. [1] Le evidenze scientifiche riportano come la bromelina, un composto naturale e sicuro, possa trovare largo impiego in campo terapeutico grazie ai suoi numerosi effetti positivi nel trattamento dell’infiammazione, osteoartrosi, cancro, post-intervento chirurgico, traumi e altre applicazioni secondarie. Insieme a tripsina e rutina, la bromelina è uno dei componenti principali della terapia enzimatica. Di seguito, gli aspetti terapeutici e clinici chiave della Bromelina, secondo una recente review. [2] Leggi anche: Studi preclinici sulla Quercetina in ambito oncologico Caratteristiche e proprietà degli enzimi proteolitici
Specifiche sostanze naturali ad elevata azione antiossidante, come bromelina, tripsina e rutina/quercetina, sono risultate coinvolte nei tre principali step della cancerogenesi. Il ruolo integrativo della terapia enzimatica. Il processo della genesi del tumore è un fenomeno complesso dove le alterazioni delle varie vie metaboliche portano ad aberranti segnali cellulari che determinano in seguito le mutazioni. Gli antiossidanti naturali sono coinvolti in tutti e tre i maggiori step della cancerogenesi (iniziazione, promozione e progressione). Le terapie con sostanze multi-target hanno parecchi vantaggi rispetto alle terapie convenzionali che possono dare più tossicità e minori effetti positivi. Le formulazioni della terapia enzimatica prevedono enzimi proteolitici di origine vegetale e animale (biosintetizzati) associati a flavonoidi. Bromelina, papaina, tripsina, chimotripsina, rutina e quercetina sono gli elementi principali di questa terapia. La Terapia Enzimatica in medicina integrata riscuote un interesse crescente tra i clinici: l’assenza di effetti collaterali la rende sicura e integrabile con le terapie convenzionali. Nel seguente slide kit i nostri specialisti approfondiscono la questione.
Ridurre o bloccare i processi infiammatori correlati alle patologie reumatiche osteo-articolari è fondamentale per gestire adeguatamente queste problematiche degenerative croniche diminuendo il ricorso ai FANS. L’osteoartrosi e le patologie articolari di origine reumatica sono strettamente correlate a una situazione infiammatoria che diventa cronica e spesso si traduce in un circolo vizioso autoalimentato. La presenza, inoltre, di obesità rappresenta un fattore di rischio per l’osteoartrosi, non solo per l’aumento del carico sulle articolazioni, ma proprio perché gioca un ruolo importante nel peggioramento dello stato infiammatorio. L’attività fisica gioca un ruolo chiave nell’interruzione del “loop” dell’infiammazione cronica, anche nelle malattie multifattoriali come l’osteoartrosi, grazie alla liberazione di veri e propri mediatori (miochine) da parte dei muscoli quando vengono attivati. Per curare questo tipo di patologie articolari croniche, il clinico può ricorrere ai farmaci, come i FANS, o agire sugli stili di vita (come la dieta e l’attività fisica) ma le gli studi scientifici stanno ponendo l’attenzione sulla attività non solo terapeutica, ma anche preventiva della terapia enzimatica. Ce ne parlano specialisti della materia e clinici.
Video intervista alla Dott.ssa E. Finocchiaro - Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Nutrizione Clinica, che parla dell’utilizzo della terapia enzimatica sistemica nel paziente dismetabolico. In questa videointervista, la Dott.ssa Etta Finocchiaro - Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Nutrizione Clinica, A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino -, spiega come, i cambiamenti nello stile di vita di un paziente dismetabolico e la terapia enzimatica sistemica, svolgano un'azione sinergica antinfiammatoria. In particolare, la dottoressa evidenzia come il ricorso sinergico a una dieta antiossidante, ad attività fisica regolare e all’utilizzo della terapia enzimatica per os, permetta di ridurre l'overload metabolico che è alla base dell'insulino-resistenza e di processi infiammatori cronici, permettendo anche di evitare o almeno limitare i danni tissutali e d'organi. Scopri di più nel video (durata = 5"48").
Enzimi e polifenoli rappresentano una nuova frontiera della medicina moderna e complementare per limitare gli effetti collaterali da chemioterapia e gli stati infiammatori da essa scatenati. Guarda la video-lesson della Dott.ssa Etta Finocchiaro. L’azione selettiva di alcuni enzimi proteolitici (es tripsina, chimotripsina, bromelina) ha stata indagata durante diversi studi Evidence-Based Medicine (EBM) per ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia. L’azione sinergica degli enzimi e di specifici polifenoli (come rutina e quercetina) permettono, inoltre, di modulare lo stato infiammatorio nel paziente oncologico e ridurre i danni provocati dalle specie reattive all’ossigeno (ROS). In particolare, i polifenoli interferiscono con l’iniziazione, l’apoptosi, l’angiogenesi e progressione delle cellule tumorali svolgono anche un’azione chemio-preventiva. Nella seguente video lesson, la Dott.ssa Etta Finocchiaro - Responsabile Nutrizione Oncologica, Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino – ci parla dei razionali alla base dell’utilizzo della terapia enzimatica in oncologia, con un approfondimento sul tumore della mammella.
Le più recenti raccomandazioni per la gestione della nutrizione per evitare disidratazione malnutrizione energetico-proteica e sarcopenia.