Il 25 e 26 ottobre 2024 si è svolto a Milano il Corso di Aggiornamento SID dedicato alla Disfagia dal titolo: "La Gestione del pasto nella persona con Disfagia".
Dott. Carlo Maggio – Cardiologo Docente dell’Associazione Italiana di Medicina Funzionale (AIMF-Health) Iniziamo con una domanda: “È importante leggere il manuale d’uso dell’ipertensione arteriosa?”. La risposta è scontata da parte del cardiologo, soprattutto se si interessa di medicina funzionale: “Assolutamente sì! È molto utile conoscere alcuni “strumenti pratici” in termini di stile di vita e integrazione con supplementi che possono abbassare la pressione e ridurre il rischio di temibili malattie cardiovascolari. Immagina questo articolo come una “guida rapida per l’utente” per conoscere la pressione arteriosa e modularla con beneficio. Mi scusi, ma lei è iperteso? Ma cosa dice dottore, sono sempre molto tranquillo. Risposta di un mio paziente
Nelle Infezioni da Herpes Simplex Virus, il problema principale risulta essere quello delle recidive che si verificano in una notevole percentuale di persone. Alcune sostanze come Zinco. Rame e Vitamina C possono contribuire a rinforzare le difese immunitarie e, per quanto riguarda la limitazione delle recidive, risulta efficace la supplementazione a base di L-lisina.
L'osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico caratterizzata da una bassa densità minerale ossea (BMD: Bone Mineral Density) e un'alterata microstruttura del tessuto, che lo rendono più fragile aumentando significativamente il rischio di frattura. Questa patologia non solo compromette la qualità della vita dei pazienti, ma comporta anche un aumento della morbilità, mortalità e disabilità (Varacallo & Fox, 2014).
La malattia di Crohn (MC) è un disturbo cronico che appartiene al gruppo delle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) ed è caratterizzata da un'infiammazione transmurale che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale. L'incidenza della MC è in aumento in tutto il mondo, con potenziale insorgenza a qualsiasi età della vita. In ambito pediatrico worldwide varia tra 2,5 e 11,4 casi per 100.000 persone/anno, mentre in Europa, secondo una recente metanalisi, si attesta tra 9 e 10 per 100.000 persone/anno. La prevalenza complessiva è stimata a circa 58 casi su 100.000 persone (1).
Le allergie stagionali rappresentano una sfida significativa per molte persone, vista l’influenza sulla qualità di vita in determinati periodi dell'anno. Si tratta di reazioni ipersensibili del sistema immunitario a sostanze come pollini, muffe e spore fungine che si manifestano con sintomi come starnuti, prurito agli occhi, congestione nasale e affaticamento, creando disagio e compromettendo il benessere generale.
Lo studio della vitamina D continua ad affascinare i ricercatori in quanto se ne continuano a scoprire nuove funzioni, metaboliti, meccanismi di regolazione e possibili cause di carenze. Le raccomandazioni relative all’assunzione giornaliera e all’integrazione per diversi sottogruppi della popolazione sono spesso materia di discussione. Annualmente si tiene la Conferenza internazionale “Controversies in Vitamin D” attualmente giunta alla 7a edizione. Sono stati pubblicati i dati relativi alla sesta edizione (Giustina A. et al. 2024)
Un laboratorio teorico-pratico di formazione didattica per conoscere e mettere in pratica le basi della medicina funzionale al fine di riconoscere il paziente, individualizzare le sue esigenze e indurre il cambiamento. La ricerca scientifica degli ultimi vent'anni ha messo a fuoco nuovi paradigmi sull'interpretazione della realtà medica. Di fatto tale ricerca ha permesso una visione più chiara del funzionamento dell'essere umano evidenziando le interconnessioni tra i vari organi, i sistemi che lo compongono, l’ambiente in cui è immerso, le vicissitudini della vita. Indubbiamente siamo ad un momento di svolta della storia della medicina che richiede un nuovo modo di interpretare la complessità del percorso fisiopatologico delle malattie. E’ presente un sentito bisogno, da parte dei professionisti della salute, di una nuova metodologia che possa interpretare questa complessità; tale nuovo approccio della medicina richiede il riconoscimento di alcuni principi fondamentali che siano di uso pratico e che poggino su una nuova metodologia clinica che non considera la malattia o l'organo malato, ma valuti il paziente nella sua globalità integrata. La Medicina Funzionale nasce per rispondere a questa impellente necessità di un cambiamento nell'interpretazione della fisiologia e della fisiopatologia umana. L’Associazione Italiana di Medicina Funzionale (AIMF), che patrocina il corso, è una società accreditata dal Ministero della Salute ed è leader in Italia nel campo della Medicina funzionale. La missione di AIMF è garantire l’adozione diffusa della Medicina Funzionale come standard di cura. Il corso di Formazione A Distanza è fruibile online ed è post-prodotto da un evento residenziale di due giornate formative che hanno avuto luogo a Milano nei giorni Sabato 23 Marzo e Sabato 06 Aprile 2024. Il corso è costituito da 10 video e gli argomenti inclusi nel programma scientifico saranno inerenti ai temi dell’immunologia, dell’infiammazione, dell’endocrinologia e della metabolomica. Destinatari: il corso è stato accreditato presso la Commissione Nazionale per la Formazione Continua per 1000 partecipanti e per le seguenti Figure Professionali/Discipline: Medico chirurgo: Tutte le discipline; Dietista; Farmacista: Farmacista pubblico del SSN, Farmacista territoriale, Farmacista di altro settore; Biologo; Fisioterapista. Durata: il corso può essere eseguito e assolto nell’arco di 12 mesi, disponibile fino al 15 Luglio 2025. È quindi possibile interrompere e riprendere la formazione in qualunque momento. Crediti ECM: Il congresso (ID 421823) ha ottenuto nr. 10 crediti formativi.
L'Organizzazione europea Crohn's and Colitis (ECCO) ha recentemente pubblicato le linea guida aggiornate sulla terapia nella malattia di Crohn, segnando un cambiamento significativo nella gestione di questa complessa patologia. Per la prima volta, ECCO ha ufficialmente raccomandato l'uso di CDED e nutrizione enterale esclusiva nella gestione della malattia di Crohn, riconoscendo il crescente numero di studi a sostegno.
Caso Clinico: Davide 13 anni con diagnosi di malattia di Crohn, in fase di attività istologica moderata a livello dell'ileo terminale.
La pelle fa parte del sistema tegumentario, svolge un ruolo importante nella termoregolazione e fornisce la prima barriera contro gli insulti ambientali e gli agenti patogeni. È l'organo più grande del corpo umano, costituito da più compartimenti e circa 20 tipi di cellule che contribuiscono alla funzione e alla stratificazione (Blanpain e Fuchs, 2006). L'epidermide è lo strato più esterno ed è composta da 5 sottostrati: basale, spinoso, granuloso, lucido e corneo. Nello strato basale troviamo: le cellule staminali dei cheratinociti che si autorinnovano e si differenziano verso l'alto per formare gli strati superiori, terminando nello strato corneo, dove le cellule morte e anucleate vengono costantemente eliminate; i melanociti che producono melanina in melanosomi specializzati, che vengono trasferiti ai cheratinociti vicini determinando la colorazione della pelle (Sotiropoulou e Blanpain, 2012). La pelle umana è costantemente esposta a stimoli interni ed esterni che hanno un impatto sulla sua funzionalità e con il progredire dell'età tale impatto si manifesta con rughe, secchezza cutanea, ridotta integrità della barriera e assottigliamento dell'epidermide.
1. DEFINIZIONE ed EZIOLOGIA La definizione di lipedema è controversa in quanto la sua eziologia è ancora incerta. Ad oggi sappiamo che si tratta di un disturbo adipofasciale con le seguenti caratteristiche:
L’obesità è definita dall’OMS come accumulo anomalo o eccessivo di grasso che rappresenta un rischio per la salute. Nelle ultime decadi la prevalenza dell’obesità a livello mondiale è aumentata progressivamente raggiungendo proporzioni epidemiche. (Bastien et al. 2014)
Si è svolta a Bologna la quarta edizione del Workshop dedicato alla nutrizione clinica nel paziente oncologico organizzato dal Nutrionc Research Group e dalle sezioni Young delle società scientifiche. AIOM - Associazione Italiana di Oncologia Medica AIRO - Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia clinica SICO - Società Italiana di Chirurgia Oncologica SINPE - Società Italiana Nutrizione artificiale e metabolismo. Perché la Terapia Nutrizionale in oncologia è importante? La nutrizione è uno strumento prezioso per migliorare l’outcome e per consentire al paziente di affrontare al meglio le cure oncologiche.
Dottoressa Sara Rucci, Biologa Nutrizionista Che sistema nervoso centrale e intestino comunicassero in modo continuo e bidirezionale era già stato riconosciuto nell’antica Grecia quando Ippocrate, Platone e Aristotele ipotizzavano che cervello e resto del corpo fossero intrinsecamente connessi e di conseguenza che per studiare i processi patologici andasse considerata l’intera persona e non il singolo organo. (Drossman 2016). Nel 1840 William Beaumont mostrò sperimentalmente che lo stato emotivo influenza la digestione e quindi l’esistenza di un asse cervello-intestino. Alterazioni della fisiologia e sintomi gastrointestinali vennero nel tempo sempre più associati a patologie a carico del sistema nervoso centrale come, ad esempio, il Morbo di Parkinson in cui addirittura i disturbi gastrointestinali possono precedere i sintomi neurologici. Allo stesso modo sintomi gastrointestinali venivano correlati a disturbi psicologici e diagnosi psichiatriche nel caso della sindrome dell’intestino irritabile (IBS). Tuttavia, solo con l’avvento del neuroimaging è stato possibile dimostrare la bidirezionalità della comunicazione e che quindi anche disfunzioni e sintomi intestinali sono in grado di attivare regioni cerebrali coinvolte nella regolazione delle emozioni. (Mayer 2011). Oggi sappiamo che alterazioni a carico di questo complesso sistema bidirezionale di comunicazione tra intestino e sistema nervoso centrale sono implicate nello sviluppo di numerose patologie e in particolare ciò ha permesso una ridefinizione dei disturbi gastrointestinali funzionali (FGID) oggi denominati disturbi dell’interazione intestino cervello (DGBI). Se è maggiormente noto che situazioni di ansia e/o stress sono in grado di innescare la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e la dispepsia funzionale (FD) è vero anche che la presenza persistente di sintomi gastrointestinali può a sua volta determinare la comparsa di stati di ansia e depressione (Keightley PC, 2015).
Si è appena concluso il 19th Congress of ECCO - European Crohn´s and Colitis Organisation in Stoccolma con una considerevole affluenza di clinici impegnati nella cura e nella ricerca delle IBD. Argomento discusso in più relazioni è stato l’approccio nutrizionale al paziente adulto con malattia di Crohn.
Più impariamo a conoscere l'immunologia e più ci rendiamo conto che praticamente tutti gli schemi osservati comunemente in una pratica di medicina funzionale hanno una base fondamentalmente immunologica. Sam Yanuck, DC, FACFN, FIAMA+, è un noto insegnante e professionista di Medicina Funzionale, con una particolare attenzione all'immunologia. Egli sottolinea l'importanza di equilibrare il sistema immunitario come primo passo fondamentale per molti pazienti. Secondo Yanuck, molti dei modelli osservati nei pazienti hanno una base immunologica sottostante. Pertanto, è essenziale avere un piano sistematico per affrontare le basi immunologiche di questi schemi e utilizzare gli strumenti appropriati per farlo.
Lo zinco, minerale di importanza vitale, è necessario per numerose funzioni in tutto l'organismo. Sebbene siano ampiamente riconosciuti i suoi benefici a livello immunitario, lo zinco è fondamentale anche per la salute del cervello. Infatti, si è scoperto che questo minerale è importante per supportare le normali funzioni del cervello e del sistema nervoso, tra cui la memoria, la concentrazione, l'attenzione e il tono dell’umore.
La gestione della dieta per os domiciliare deve garantire una nutrizione adeguata ai fabbisogni e svolgersi anche in completa sicurezza.
L’articolo della Dott.ssa Cavallaro, medico psicoterapeuta, descrive come il progetto riabilitativo del bambino con disabilità richieda un approccio condiviso tra il team di esperti e la famiglia per raggiungere il miglior livello di funzionalità e autonomia del paziente.
Una revisione della letteratura e delle linee guida pubblicate dalle società scientifiche e dalle autorità sanitarie sulla gestione nutrizionale dei pazienti oncologici.
Quali sono i “campanelli d’allarme” della disfagia e i sintomi a cui prestare attenzione durante l’esame obiettivo.
Il Dott. Amarri delinea il percorso di valutazione dello stato nutrizionale del paziente per evitare problemi di crescita e sviluppo.
Linee guida della Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica su valutazione e trattamento delle complicanze gastrointestinali e nutrizionali nei bambini con handicap neuromotorio. Sono più di 100.000 i bambini affetti da paralisi cerebrale (PC) in Europa con una percentuale di sopravvivenza verso l’età adulta che raggiunge circa il 90% per cui oltre 400.000 adulti con handicap neuromotorio sono stimati nei prossimi 10 anni. I bambini con danno neurologico (NI) presentano disordini gastrointestinali (GI) che dovrebbero essere presi in considerazione nella valutazione dello stato nutrizionale, infatti il danno neurologico può incidere negativamente sull’apparato gastrointestinale, in particolare sulla funzionalità motoria orale e sulla motilità. La Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione, in assenza di un approccio sistematico per il trattamento di bambini con danno neurologico, ha definito, attraverso un gruppo di lavoro internazionale di pediatri e gastroenterologi pediatri, una consensus o linea guida di pratica clinica “evidence based”, per la gestione dei disordini gastrointestinali e nutrizionali del bambino con handicap neuromotorio. La malnutrizione ed i sintomi gastrointestinali sono comuni in bambini con handicap neuromotorio. È possibile identificare precocemente il bambino a rischio di malnutrizione calorico-proteica prevenendo le possibili complicanze ed i deficit di micronutrienti. La patologia gastroenterologica associata al ritardo psicomotorio è complessa e necessita spesso di trattamento di tipo chirurgico.
La capacità o meno di esprimere i propri bisogni e la mancanza di un linguaggio strutturato e comunicativo nel paziente con PC può portare a un comportamento problematico. Nella paralisi cerebrale (PC) è sempre presente una disabilità intellettiva, intesa come un deficit del funzionamento sia intellettivo che adattativo negli ambiti concettuali, sociali e pratici. Il funzionamento intellettivo si riferisce alle capacità mentali generali, come il ragionamento, il problem solving, la pianificazione, il pensiero astratto, la capacità di giudizio, l’apprendimento scolastico e l’apprendimento dell’esperienza. Il funzionamento adattativo fa riferimento all’efficacia con cui i soggetti fanno fronte alle esigenze più comuni della vita quotidiana e alla capacità di adeguamento agli standard delle autonomie personali previste per fascia di età, contesto ambientale e livello socioculturale. I livelli di disabilità intellettiva sono 4 (lieve, moderato, grave ed estremo) e corrispondono a stati sempre più gravi di dipendenza dal caregiver, inoltre, più grave è il deficit intellettivo e minore sarà la capacità del soggetto di esprimere i suoi bisogni. A seconda del grado della disabilità intellettiva presentata, quando il bambino presenta competenze limitate, può manifestarsi quello che oggi viene indicato come un COMPORTAMENTO PROBLEMA.
La terapia enzimatica è una valida integrazione contro i dolori articolari soprattutto quando la paziente è intollerante ai FANS. Il 75% circa delle pazienti con carcinoma mammario è in post-menopausa e il 50% di tutte le pazienti con carcinoma mammario è affetto da malattia positiva per i recettori degli estrogeni ER+. Gli inibitori dell’aromatasi (IA) di terza generazione (letrozolo, anastrozolo ed exemestane) rappresentano, per queste pazienti, la terapia ormonale adiuvante d’elezione. Nel 60% circa delle pazienti gli effetti collaterali degli IA sono soprattutto a carico del sistema osteo-scheletrico con artromialgie, osteoporosi e rischio di fratture. La comparsa di artromialgie è stata riportata come la causa più frequente di sospensione del trattamento [1]. Il trattamento del dolore è basato sull’impiego di oppioidi, paracetamolo e FANS eventualmente associati alla fisioterapia e all’esercizio fisico [2].
Una revisione sistematica, condotta da due ricercatori indipendenti, mostra come l’arginina, sia in grado di migliorare il decorso del carcinoma del colon-retto e le sue complicanze. PREMESSA Esistono chiare evidenze che alcuni aminoacidi, come l’arginina, possono migliorare il decorso del carcinoma del colon-retto (CRC) e le sue complicanze. È stata condotta una revisione sistematica della letteratura sull’associazione tra assunzione di arginina e miglioramento del CRC. METODI La revisione è stata condotta da due ricercatori indipendenti senza limiti di lingua e data, che hanno selezionato 9 studi clinici sui 523 identificati.
L'aspirazione di cibi o liquidi nelle vie aeree superiori è uno dei principali rischi della disfagia.
Recenti evidenze cliniche sottolineano che la somministrazione in bolo è largamente utilizzata, in particolare nella nutrizione enterale di lungo termine.
Il trattamento con PHGG vs lattulosio è risultato parimenti efficace e più sicuro nell'alleviare il dolore addominale da fecalomi e stipsi, migliorando anche la consistenza delle feci. Metodi È stato condotto uno studio randomizzato prospettico controllato su 61 pazienti (gruppo gomma di Guar parzialmente idrolizzata, n: 31 vs gruppo lattulosio, n: 30). Ai pazienti è stato somministrato lattulosio o PHGG per quattro settimane. Utilizzando un diario intestinale standardizzato, sono state registrate: frequenza delle evacuazioni consistenza delle feci presenza di flatulenza e dolore addominale. È stato poi chiesto ai familiari di compilare questionari relativi ad efficacia, sicurezza e al profilo degli effetti collaterali di entrambi i trattamenti. Risultati Non sono state riscontrate differenze significative nell'assunzione giornaliera di fibre (frutta e verdura) tra i due gruppi. La frequenza settimanale di movimento intestinale e della consistenza delle feci è migliorata significativamente in entrambi i gruppi di trattamento (p <0,05). Anche la percentuale di bambini con dolore addominale e formazione di fecalomi è diminuita in modo significativo in entrambi i gruppi (p <0,05). La frequenza settimanale delle evacuazioni intestinali è aumentata da 4 ± 0,7 a 6 ± 1,06 e da 4 ± 0,7 a 5 ± 1,7 nei gruppi trattati con lattulosio e PHGG, rispettivamente (p <0,05). Secondo il questionario di famiglia, i genitori del gruppo di trattamento con lattulosio si sono lamentati di cattivo sapore, flatulenza e necessità di ingerire un'alta quantità di farmaco. Nel gruppo di trattamento con gomma Guar parzialmente idrolizzata (PHGG), i genitori sono risultati soddisfatti della frequenza di defecazione dei loro figli. Conclusioni Il trattamento con PHGG è risultato parimenti efficace quanto il lattulosio nell'alleviare il dolore addominale associato a stitichezza, migliorando anche la consistenza delle feci. L’uso di lattulosio ha invece fatto registrare più effetti collaterali, tra cui flatulenza e cattivo gusto.
La disfagia nelle demenze è dovuta alla perdita delle funzioni cognitive con conseguente incapacità di nutrizione autonoma e alla perdita dello schema motorio necessario a una corretta deglutizione. Da studi recenti si stima che vari livelli di disfagia si riscontrano nel 30% delle demenze, ma questa percentuale sale al 75-84% nei pazienti con malattia di Alzheimer. In questi pazienti, in particolare, la mortalità conseguente alle complicazioni della disfagia (es. polmonite) rappresenta il 70% delle cause di morte. Nel seguente articolo del Dottor Spadola Bisetti, viene inquadrato il problema della disfagia nelle demenze e nella malattia di Alzheimer, con delineati i test e il percorso di valutazione per una precoce diagnosi.
L’avvento di tecniche avanzate ad alta precisione ha consentito di limitare gli effetti collaterali di questo trattamento. Resta necessaria un’attenta e scrupolosa gestione del paziente e dei problemi che possono influenzare il suo stato nutrizionale. Molte neoplasie dell’apparato genitale femminile e maschile, dell’apparato gastroenterico e di quello urinario possono trarre beneficio dal trattamento radioterapico (RT) in funzione degli obiettivi che si vuole raggiungere. La RT può essere infatti proposta come adiuvante, nel periodo pre- o post-operatorio, come intervento radicale esclusivo, oppure solo come trattamento palliativo. In base alla zona da trattare e ai suddetti intenti clinici, sarà il radioterapista a stabilire poi la dose totale da erogare e come frazionarla. Nell’irradiazione pelvica, infatti, vanno considerati a rischio tutti gli organi presenti nel distretto che è sede pregressa o presente di una neoplasia, anche quelli non direttamente bersaglio del trattamento, e vanno attentamente tutelati nella pianificazione della radioterapia. Non bisogna inoltre trascurare che l’eventuale associazione con farmaci chemioterapici concorre al peggioramento degli effetti collaterali che, nel caso dei tumori addominali hanno notevoli ripercussioni su diversi aspetti nutrizionali sia a breve che a lungo termine. Il seguente articolo analizza tutti gli aspetti da considerare per salvaguardare il più possibile i tessuti e gli organi a rischio, e per gestire i problemi di malassorbimento, malnutrizione, ecc. derivanti da RT, e conclude affermando che, nel complesso, l’irradiazione della regione pelvica, grazie alle tecniche moderne di radioterapia, prevede effetti collaterali acuti, di breve durata e gestibili, garantendo la prosecuzione delle cure, con effetti tardivi che tendono a cronicizzare, ma sono di minore entità e impattano in misura minore sulla qualità di vita dei pazienti.
La disfagia si manifesta in 4 livelli di gravità, per ognuno dei quali è indicata una dieta specifica. In questi opuscoli il tuo paziente troverà molte informazioni utili e un menù completo per ogni livello della malattia, con ricette e consigli di preparazione.
Linee Guida ESPEN sulla nutrizione nei pazienti oncologici, con ricerca bibliografica delle metanalisi, delle revisioni sistematiche e degli studi di confronto.
La chirurgia a livello testa-collo e la radioterapia possono provocare alterazioni nei distretti coinvolti con comparsa di disfagia e altri disturbi (perdita di gusto e olfatto) che richiedono specifiche tecniche riabilitatorie logopediche. Le moderne tecniche chirurgiche nel trattamento dei tumori del distretto capo-collo consentono una buona conservazione o ricostruzione delle strutture anatomiche ma in molti casi vengono perse importanti funzioni localizzate nella regione che è compito della riabilitazione recuperare, quando possibile, o almeno vicariare. Nel seguente articolo il Dottor Spadola Bisetti M., specialista in foniatria, spiega dettagliatamente quali alterazioni si possono manifestare dopo intervento chirurgico e terapie oncologiche (in particolare radioterapia) dei tumori testa-collo e quali tecniche riabilitative vanno adottate in caso si presentino disfagia e perdita di gusto e olfatto.
Il Dott. Spadola, Specialista in Foniatria, Audiologia ed Otorinolaringoiatria, spiega che la valutazione specialistica deglutologica può avvalersi di diversi esami strumentali. La videoregistrazione dell’immagine fluoroscopica, la scintigrafia oro-faringea, l’elettromiografia della deglutizione, la manometria e la pHmetria esofagea, l’ultrasonografia del collo, sono tutti esami strumentali utilizzati per valutare la disfagia, ma quelli ritenuti più utili secondo tutte le linee guida in tema di disfagia sono la videofluorografia digitale (VFG) e lo studio fibroendoscopico della deglutizione (FEES: Fiberoptic Endoscopic Evaluation of Swallowing).
La patologia COVID e il suo trattamento, soprattutto quando è necessaria l’intubazione e la sedazione in terapia intensiva, causano disfagia e malnutrizione che richiederanno pertanto specifiche indagini foniatriche e trattamenti logopedici e nutrizionali.
La malattia di Alzheimer e le altre demenze sono patologie ad alta incidenza nell’anziano e per le quali attualmente non esiste una cura ma solo trattamenti per alleviarne i sintomi e, in alcuni casi, per rallentarne la progressione. La disfagia è molto frequente nelle varie forma di demenza in seguito a perdita del controllo e della successione dei movimenti volontari coinvolti nella deglutizione. In particolare, nella scala di valutazione di gravità della demenza GDS (Global Deterioration Scale di Reisberg) che va da 1 a 7, i disturbi dell’alimentazione cominciano a comparire al 5° stadio ma, in realtà il rapporto con l’alimentazione nelle demenze è molto mutevole. Nel seguente articolo il Dottor Spadola Bisetti descrive i possibili trattamenti dei disturbi della deglutizione e le relative tecniche di rimediazione da attuare nel paziente con demenza, il quale risulta particolarmente problematico sia per la variabilità dei quadri deglutologici fra i vari pazienti e nello stesso paziente nel decorrere ed aggravarsi della malattia, sia per l’impossibilità di effettuare una reale riabilitazione logopedica, a causa della scarse capacità dei soggetti da trattare.
Un linguaggio internazionale comune permetterebbe la migliore gestione dei pazienti di ogni Paese e alle ditte produttrici di alimenti per disfagici di disporre di uno standard a cui attenersi e da indicare anche nelle etichette di vendita. Il cibo, durante la deglutizione è sottoposto a spinte muscolari, passaggi in strettoie anatomiche e gradienti di pressione che, in situazioni fisiologiche, vengono facilmente superati dalla combinazione di coordinati movimenti muscolari e lubrificazione salivare ma che, nel paziente disfagico sono compromessi per alterazioni neuromuscolari o anatomiche. Uno dei cardini della riabilitazione della disfagia è scegliere la consistenza e le caratteristiche reologiche ideali dei cibi in base alla disabilità del paziente. Tale presidio riabilitativo ha il vantaggio di essere immediatamente attuabile non richiedendo un trattamento diretto sul paziente. Nondimeno chi si occupa dell’alimentazione del paziente disfagico deve essere formato al riconoscimento delle consistenze e sulle modalità con cui possono essere modificate in quanto l’elaborazione della consistenza degli alimenti può voler dire permettere una deglutizione “sicura” (Accornero et al, 2001). Il codificare una terminologia comune, ovvero sapere definire con esattezza a cosa corrisponde - in termini qualitativi -, una determinata consistenza, costituisce una premessa fondamentale per una gestione corretta del paziente con disfagia.
Evidenziata in letteratura la necessità di implementare lo screening dei disturbi deglutitori in RSA, e di ricorrere a pasti pronti a consistenza modificata che rispondano a standard validati e alle reali esigenze dei pazienti disfagici. Questa breve revisione della letteratura considera un tema risultato peculiare all’interno delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA): la disfagia oro-faringea (OFD). Questa condizione viene considerata una sindrome geriatrica - causata da molteplici fattori e associata a numerose comorbilità, con prognosi severa e un necessario approccio multi disciplinare (Baijens, 2016). Dall’analisi degli studi emerge che la disfagia è molto sottostimata in queste strutture, nonostante il ricorso frequente a pasti a consistenza modificata. Emerge quindi la necessità all’interno delle RSA di aumentare l’identificazione dei soggetti maggiormente a rischio disfagia, utilizzando un nuovo approccio semplice ma più incisivo, che preveda prima l’intervento foniatrico/logopedico per una valutazione precoce dei residenti disfagici per i quali adottare una specifica e personalizzata pianificazione nutrizionale da parte di un dietologo e/o dietista con pasti pronti commerciali a maggiore garanzia nutrizionale e di sicurezza.
Valutazione clinica standardizzata per stabilire la gravità della disfagia, pianificare la riabilitazione necessaria, anche a letto del paziente e determinarne i risultati nel tempo. La Bedside Examination ha un ruolo importante nella valutazione del paziente con sospetta disfagia. Offre infatti la possibilità di stabilire la presenza o meno del disturbo disfagico, individuando spesso anche le possibili alterazioni che lo provocano e la gravità, allo scopo di programmare l’intervento riabilitativo del logopedista e valutarne nel tempo i risultati. Oltre ad avere costi molto bassi, non prevede l’utilizzo di strumentazione complessa, ma richiede molta esperienza da parte dell’esaminatore. Si tratta di una valutazione clinica standardizzata, effettuabile anche al letto del paziente (bedside assessment) preferibilmente da professionisti competenti nella gestione della disfagia, di norma il logopedista. (Linee Guida Disfagia, 2007).
Sono molte le patologie neurologiche che possono causare disfagia. La presa in carico del paziente deve avvenire precocemente e seguire in ogni fase il suo percorso riabilitativo. Il processo della deglutizione è il risultato di una complessa serie di eventi finemente armonizzati tra loro. (Chiò A., Calvo A., 2011). Con il termine disfagia o disabilità deglutitoria si fa riferimento a qualsiasi difficoltà durante l’intero atto deglutitorio (Schindler O., 2011). La disfagia è un sintomo che è possibile ritrovare in moltissime patologie. È importante riuscire a identificare con precisione quale malattia porta il paziente a presentare disfagia, in modo da riuscire a conoscerne sia il decorso che la prognosi e poter quindi programmare una terapia riabilitativa adeguata (Schindler O., Ruoppolo G., Schindler A., 2011). In moltissimi casi, quando la patologia neurologica è già nota, non è difficile riconoscere la causa della disfagia; in altri casi invece la disfagia può rappresentare uno tra i primi sintomi di esordio di una malattia in ambito neurologico, per esempio, nella sclerosi laterale amiotrofica a esordio bulbare. (Chiò, 2000). L’intervento logopedico è piuttosto complesso e differisce a seconda della patologia di cui è affetto il paziente ma anche dello stadio di malattia in cui si trova.
La disfagia rende problematica la quotidiana assunzione dei farmaci orali con ricadute in termini di aderenza ed efficacia clinica del trattamento. La disfagia rende problematica la quotidiana assunzione degli alimenti, ma anche quella dei farmaci orali con ricadute in termini di aderenza alla terapia e di efficacia clinica del trattamento, fatto particolarmente rilevante se il paziente è in politerapia e/o anziano. L’aspetto dell’utilizzo dei farmaci nel paziente disfagico è scarsamente indagato e scarsamente preso in considerazione nei processi di cura, sia nei pazienti istituzionalizzati che in quelli assistiti nel territorio, nonostante sia trattato in diversi PDTA regionali e linee guida aziendali italiane. Obiettivo di questa revisione è quello di analizzare le problematiche connesse all’assunzione dei farmaci orali nella DO, la possibilità di trasformazione delle varie formulazioni ed il corretto utilizzo dei farmaci di più largo impiego.
Le percezioni di questi 2 sensi possono risultare alterate oltre che da malattie e dalla chirurgia di capo e collo, da tutti i trattamenti effettuati a livelli del cavo orale. Scopri come riabilitarli. Il gusto e l’olfatto storicamente sono stati considerati come due sistemi sensoriali separati e indipendenti sebbene appaia evidente che, durante la deglutizione, le informazioni provenienti dai due sistemi si fondano per formare la percezione dei sapori grazie a collegamenti presenti a livello della corteccia dell’insula (Small, 2012). Vari studi hanno dimostrato che nei mammiferi i recettori gustativi e olfattivi sono presenti in vari organi e apparati quali il sistema respiratorio (Tizzano et al, 2011) e quello digerente (Margolskee et al, 2007). In particolare, in studi su topi transgenici si è dimostrata la presenza di recettori olfattivi funzionalmente espressi anche nelle papille gustative (Malik B et al, 2019). Gusto e olfatto sono, quindi, funzioni sensoriali strettamente embricate le cui percezioni possono essere alterate, oltre che da malattie e dalla chirurgia di capo e collo, in tutti i trattamenti effettuati nel cavo orale: le variazioni del sigillo labiale, dei rapporti occlusali, della postura intraorale della lingua modificano, oltre alla deglutizione, le modalità respiratorie, i percorsi e i volumi dei flussi aerei rino-tracheali, la produzione salivare e il grado di idratazione delle mucose. Alterazioni di gusto e olfatto causate da farmaci hanno un’incidenza stimata tra il 2 e il 5% (Ackerman BH et al, 1997), ma anche amalgame a uso odontoiatrico nonché infezioni candidosiche e micotiche possono causare anosmie e disgeusie che procurano grande disagio ai pazienti. Problematica è la riabilitazione: infatti, pur essendo disponibili per la valutazione dei disturbi dell'olfatto e del gusto test clinici che consentono di rilevare e misurare il grado della perdita sensoriale, non sono tuttavia in grado di consentire di determinarne la causa e non forniscono né informazioni prognostiche né indicazioni terapeutiche (Wrobel B et al, 2004).
Per disfagia s’intende la difficoltà di progressione del bolo alimentare dalla bocca allo stomaco. Quali sono le cause?
Un approfondimento sulle figure professionali e socio-assistenziali coinvolte nel processo di cura ed assistenza del paziente disfagico a livello territoriale.
Accrescimento, qualità di vita e nutrizione enterale in un paziente di 15 anni con paralisi cerebrale infantile grazie all’utilizzo di una formula a base di real food. Presentazione del caso clinico Il paziente nasce a termine da parto eutocico, dopo gravidanza normodecorsa. Viene intubato al primo minuto di vita per asfissia perinatale (APGAR 0) e necessita di ventilazione meccanica per una settimana. Ne consegue un quadro clinico di tetraparesi spastico-distonica e di encefalopatia epilettica, che necessita di politerapia (valproato, baclofen, diazepam, idrossizina, fentanyl). Si riporta inoltre una sintomatologia da reflusso gastro-esofageo trattata con inibitore di pompa protonica. In anamnesi sono presenti plurime polmoniti ab ingestis (l’ultima all’età di 8 anni), per cui il paziente viene indagato mediante rx del tubo digerente ed esofagogastroduodenoscopia, da cui non emergono elementi patologici. Dal punto di vista nutrizionale si segnala: importante difficoltà nell’assunzione di alimenti per os, dato il quadro neurologico compromesso presenta da sempre uno scarso accrescimento staturo-ponderale introito calorico, calcolato mediante l’anamnesi alimentare, è pari a circa 1000 kcal/die apporto proteico di 40 gr/die (pari a 1.7 gr/kg/die) intrapresa nutrizione enterale tramite sondino nasogastrico (SNG) dall’età di 14 anni.
Di seguito quanto emerso dagli interventi degli specialisti internazionali intervenuti al simposio sugli effetti clinici delle formulazioni enterali a base di veri alimenti. Si è conclusa a Copenaghen il 25 giugno la 54a edizione dell'ANNUAL MEETING of the European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition, nel quale è stato dedicato un simposio agli effetti clinici delle formulazioni enterali - a base di veri alimenti (in inglese real food) -, nei bambini con problematiche neurologiche e gastrointestinali. Il Prof. Frederic Gottrand - Professore di pediatria alla Children’s University, Lille (Francia) -, ha moderato il breakfast symposium del 23 giugno sulla gestione nutrizionale di bambini alimentati con miscele a base di alimenti veri aprendo la discussione sulle reali motivazioni che riportano l’attenzione sulle diete frullate e sulle nuove miscele commerciali a base di alimenti veri (real food formula). Si sta forse parlando di un “ritorno al futuro”?
La review canadese analizza la letteratura per stabilire i corretti apporti energetici e proteici necessari al recupero del peso corporeo in bambini con denutrizione grave o moderata.
Diverse problematiche - quali disfagia, patologie gastrointestinali, ecc. - possono portare il bambino con condizioni neurologiche a grave rischio nutrizionale, tanto da comportare l’avvio di un programma di nutrizione enterale. Il bambino con paralisi cerebrale infantile (PCI) presenta un importante rischio nutrizionale correlato alla disfagia orofaringea e, quindi alla difficoltà ad assumere liquidi e solidi per via orale, oltre a problemi gastrointestinali (GI) come reflusso gastroesofageo, stipsi ed epilessia che determinano un maggior dispendio energetico con grave rischio di malnutrizione energetico-proteica. Nel bambino con PCI è quindi fondamentale identificare precocemente i sintomi clinici suggestivi di disfagia e rischio di malnutrizione, allo scopo di proporre l’avvio tempestivo di un programma di nutrizione specifico e personalizzato che comprenda anche la nutrizione enterale.
Il processo che porta all’accettazione della PEG è lungo e spesso difficoltoso e anche quando si ottiene il risultato atteso, non è detto che da lì in avanti vada tutto bene. Il nutrimento è uno dei primi linguaggi non verbali con cui ogni essere umano si confronta sin dai primi momenti della propria vita e rappresenta una necessità fondamentale sia per la sopravvivenza fisica che psichica. Il latte materno che idealmente gratifica, appaga, porta piacere e rilassamento nel corpo, consente anche di entrare in relazione con le emozioni trasmesse dalla madre: affetto, comprensione, sicurezza, considerazione, in altri termini amore, oppure con ansia, nervosismo, riprovazione, stanchezza cioè mancanza o deficit di amore. Si tratta di un complesso meccanismo di rimandi continui tra percezioni sensoriali e significati emotivi che nelle prime fasi dello sviluppo appaiono informi e disordinate, ma poi con il passare dei giorni e delle settimane, in un bambino con normosviluppo, prendono forma e significato, perché il contenitore mamma dà senso a ciò che accade e permette al bambino di tollerare le frustrazioni. In un bambino svantaggiato, come quello con handicap neuromotorio, invece questa interazione così importante e fondamentale per un corretto sviluppo, è viziata dai deficit più o meno gravi presenti sin dalla nascita e il nutrire sia fisico che psichico ne risente fortemente. Nel seguente articolo la Dott.ssa Cavallaro descrive le fasi del lungo e complesso processo assistenziale clinico e psicologico necessario affinché anche la nutrizione tramite sonda venga vissuto dal paziente e soprattutto dai familiari, come un modo diverso e più salutare di “prendersi cura” del loro caro.
La nutrizione enterale nei pazienti con paralisi cerebrale può essere indicata anche a lungo termine, soprattutto in presenza di disfagia e malnutrizione, ma la scelta della formula deve essere sempre personalizzata in base ai fabbisogni. Nei bambini con danno neurologico l’alimentazione orale è consentita solo quando gli apporti nutrizionali con la dieta per bocca sono sufficienti, la deglutizione è sicura e la durata del pasto non supera i 30 minuti. In caso contrario, cioè se la dieta per os non garantisce almeno il 60-80% del fabbisogno calorico e nutrizionale del bambino, la durata del pasto supera le 3 ore al giorno, e viene riscontrato un rallentamento e/o arresto della crescita, viene suggerita la nutrizione artificiale per via enterale (NE). La scelta dell’accesso enterale rappresenta il primo aspetto da discutere con la famiglia, considerando che l’accesso “intragastrico” (gastrostomia endoscopica percutanea, PEG) rappresenta la scelta migliore per il bambino con PCI per il prevedibile utilizzo per tempi lunghi della NE. Il sondino nasogastrico rappresenta invece un’alternativa solo nel caso in cui è prevedibile un utilizzo non superiore alle 4 settimane. Vanno poi determinate le richieste energetiche (spesa energetica totale) e i fabbisogni nutrizionali del bambino con PCI che differiscono da quello sano di pari età per una serie di fattori: a) tipo e severità del danno neurologico, b) differenze della composizione corporea (rapporto tra massa muscolare e di grasso sottocutaneo), c) diversa velocità di crescita ponderale e di crescita lineare, d) livello di attività fisica. Nel seguente articolo verranno descritte le caratteristiche delle principali formule enterali utilizzate in età pediatrica e le loro raccomandazioni di utilizzo.
La disabilità intellettiva porta ad esprimere i bisogni primari (come la fame) in modo primitivo e averbale, utilizzando il corpo per manifestare anche i disagi psicologici. Con il termine di paralisi cerebrale infantile (PCI) s’intende un ampio gruppo di disturbi neurologici causati da una lesione permanente, non progressiva, del cervello in via di sviluppo, che si verifica prima, durante o dopo la nascita. I progressi della medicina moderna garantiscono percorsi di cura che favoriscono una possibilità di vita più lunga rispetto al passato e sempre più bambini diventano adolescenti prima e adulti poi. Ma una volta raggiunta la maggior età, come procede il loro processo evolutivo? Anche se la lesione cerebrale che causa la PCI non è reversibile, le sue conseguenze sono variabili e possono modificarsi durante la crescita; questo fa sì che nell’adulto con PC si vedano i quadri più differenti di gravità e quindi scenari diversi di interrelazione con l’ambiente e le persone che li circondano. Per esemplificare quanto può accadere, analizziamo di seguito il caso di un giovane ventenne affetto da disabilità intellettiva grave e linguaggio ridotto a pochi fonemi non comunicativi, ma in grado di muoversi e interagire con l’ambiente.
La dieta semielementare è risultata meglio tollerata dai bambini nutriti tramite sonda a domicilio e con patologie complesse caratterizzate da malassorbimento e intolleranza alle formule polimeriche Obiettivi L’utilizzo di diete semielementari riguarda solo una piccola percentuale di bambini nutriti per sonda le cui caratteristiche non sono mai state registrate. Lo scopo degli autori di questo studio è di descrivere le caratteristiche di un gruppo di pazienti pediatrici, nutriti a domicilio tramite formula enterale a base di Peptamen Junior®, per valutare la tolleranza e l’efficacia nutrizionale delle formule semielementari. Metodi È stata condotta, nel periodo 2010-2015 in 14 centri pediatrici francesi, un’indagine multicentrica retrospettiva su un gruppo di pazienti alimentati a domicilio con una dieta semielementare. Al baseline, dopo 3, 6 e 12 mesi e poi annualmente sono stati registrati i seguenti parametri: Caratteristiche antropometriche del bambino. Indicazioni e modalità di somministrazione della dieta. Tolleranza. Effetti collaterali.
Per una diagnosi e un trattamento tempestivi di disfagia è necessario un team multidisciplinare di Specialisti.
Uno studio per valutare gli effetti dell’impiego di PHGG nel dolore addominale funzionale in pediatria e nella sindrome dell'intestino irritabile. Questo studio, condotto dal team del Prof. Romano e pubblicato sul World Journal of Gastroenterology ha l’obiettivo di valutare gli effetti dell'integratore alimentare di gomma di guar parzialmente idrolizzato (PHGG) nel dolore addominale cronico pediatrico (CAP) e nella sindrome dell'intestino irritabile (IBS). Metodo Uno studio pilota randomizzato, in doppio cieco, è stato condotto su sessanta bambini (8-16 anni) con disturbi intestinali funzionali, come CAP o IBS, diagnosticati secondo i criteri di Roma III. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a ecografia, esami del sangue e delle feci per escludere qualsiasi malattia organica. I pazienti sono stati assegnati a ricevere PHGG alla dose di 5 g/d (n= 30) o placebo (succo di frutta n= 30) per 4 settimane. La valutazione dell'efficacia del supplemento di fibre comprendeva il punteggio di gravità dei sintomi IBS (Questionario IBS di Birmingham), la gravità del dolore addominale (punteggio di valutazione del dolore al viso di Wong-Baker) e le abitudini intestinali (Bristol Stool Scale). I punteggi dei sintomi sono stati completati a 2, 4 e 8 settimane. L'endpoint primario era la variazione dal basale della scala di gravità dei sintomi, alla fine del trattamento e al follow-up a 4 settimane dopo il trattamento. L'endpoint secondario era valutare la conformità all'integrazione con il PHGG nella popolazione pediatrica. Le differenze all'interno dei gruppi durante il periodo di trattamento e il follow-up sono state valutate dal signed-rank test di Wilcoxon.
I parametri da prendere in considerazione per decidere quale approccio nutrizionale adottare con un paziente disfagico.
L'importanza di una diagnosi precoce nei problemi di deglutizione, soprattutto negli anziani.
La valutazione deglutologica è di competenza dei medici Foniatri, degli Otorinolaringoiatri opportunamente formati e dei medici che abbiano conseguito il Master Universitario in Deglutologia, attualmente attivo presso le Università di Torino e di Pisa. Sebbene il numero di tali specialisti non sia molto elevato, è in costante aumento e sono in genere reperibili sia presso le strutture ORL universitarie che presso molti servizi ORL ospedalieri nonché in servizi ambulatoriali Audiofoniatrici. Nel seguente articolo, il Dott. Spadola spiega come deve essere svolta e quali aspetti permette di valutare. La visita ambulatoriale si avvale innanzitutto del prezioso contributo anamnestico fornito dal Medico di Medicina Generale, utile per inquadrare il paziente e per indirizzare le successive indagini.
La diagnosi precoce e la terapia nutrizionale e farmacologica della stipsi cronica, sono alcuni dei temi trattati dal Prof. Romano in questo articolo.
Gli effetti sul miglioramento degli eventi avversi della chemioterapia nel cancro al seno e del colon-retto. La terapia enzimatica rientra tra le possibili terapie oncologiche integrative (MI). Gli effetti positivi della terapia a base di enzimi, proteolitici e pancreatici, sono stati evidenziati nell’attenuare le reazioni avverse ai trattamenti convenzionali (intervento chirurgico, chemioterapia e radioterapia). Sebbene gli studi condotti finora in campo oncologico presentino alcuni limiti (qualitativi e quantitativi), enzimi come bromelina, tripsina e chimotripsina potrebbero trovare una maggiore applicazione alla luce di future evidenze scientifiche nel campo dell’oncologia integrativa. Nel seguente articolo vengono analizzati due studi di coorte storici protocollati rispettando le raccomandazioni della “Good Epidemiological Pratice” (GEP), la linea guida sviluppata dalla società tedesca di epidemiologia. Gli studi presentati nell’articolo correlano la terapia enzimatica con il miglioramento degli eventi avversi legati alla chemioterapia nei pazienti con cancro al seno e del colon-retto.
Confronto tra terapia enzimatica e FANS nel controllo dello stato infiammatorio nei pazienti con questa problematica articolare. La terapia enzimatica è supportata da interessanti evidenze scientifiche che riportano i benefici della combinazione di tripsina, bromelina e rutina negli stati infiammatori acuti e cronici. Nel seguente articolo viene analizzato lo studio clinico randomizzato in doppio cieco con gruppo placebo, pubblicato su Arthritis nel 2015, dove è stata confrontata l’efficacia della terapia enzimatica rispetto al farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) diclofenac sodico e placebo. La terapia enzimatica si è dimostrata essere tanto efficace quanto il farmaco anti-infiammatorio non steroideo diclofenac sodico nella gestione dell’osteoartrosi al ginocchio. I vantaggi dell’utilizzo della terapia enzimatica si estendono, inoltre, alla possibilità di diminuire il consumo di paracetamolo nei pazienti affetti da questa problematica articolare.
Nei pazienti con patologie gravi e croniche con indicazione alla nutrizione artificiale a medio o lungo termine, l’estensione della NA al domicilio è l’unica alternativa all’ospedalizzazione. La nutrizione artificiale (NA) può essere utilizzata per assicurare la sopravvivenza del malato, prevenire e/o curare la malnutrizione, ridurre la morbilità e mortalità, il tasso di ospedalizzazione e la spesa sanitaria. La NA, sia parenterale che enterale, può essere totale o complementare all’alimentazione orale. Nei casi con indicazione alla nutrizione artificiale a medio o lungo termine, l’estensione al domicilio della NA è l’unica alternativa all’ospedalizzazione per i pazienti con patologie gravi e croniche. Nel nostro caso facciamo specifico riferimento al paziente con patologia cronica e alla nutrizione enterale domiciliare (NED), che permette anche il reinserimento del paziente nella sua famiglia e ambiente, consentendo un significativo aumento della qualità di vita. Questo è il principale motivo per cui la NED ha avuto un progressivo incremento nell’ultimo ventennio anche per pazienti in età pediatrica.
Nel seguente caso clinico la Dott.ssa Cavallaro, psicoterapeuta, descrive le problematiche nutrizionali e psicologiche da valutare e trattare in presenza di malnutrizione. La presenza di malnutrizione per difetto in un paziente adulto con paralisi cerebrale porta a gravi conseguenze fisiche e cognitive a causa sia del ridotto apporto di nutrienti essenziali sia dell’alterata trasmissione nervosa indotte da entrambe le problematiche. In questo tipo di pazienti è quindi fondamentale una precoce valutazione dello stato nutrizionale e dei fabbisogni di calorie e nutrienti, per evitare i rischi della malnutrizione, senza trascurare il quadro psicologico del paziente e dei familiari se ne prendono cura in modo da garantire i più adeguati interventi nutrizionali e psico-terapeutici per la migliore qualità di vita possibile. Di tutti questi aspetti tratta il caso clinico proposto dalla Dott.ssa Cavallaro, medico psicoterapeuta.
Alcuni studi clinici riportano le prime evidenze degli effetti antinvecchiamento e antinfiammatori della Quercetina e i suoi benefici per il sistema cardiovascolare e metabolico. La Quercetina è uno degli elementi che compongono la terapia enzimatica, insieme a Bromelina e Tripsina. L’attenzione verso l’utilizzo dei fenoli e polifenoli nel trattamento e prevenzione di numerose patologie è sempre più alta. Evidenze precliniche interessanti ne riportano i possibili effetti benefici nella gestione della malattia e degli effetti avversi causati dalle terapie farmacologiche. Gli studi clinici, seppur in numero ancora ridotto, riportano le prime evidenze degli effetti della Quercetina sull’uomo. In questo approfondimento vengono citati i più recenti studi preclinici e clinici sull’utilizzo della Quercetina in alcuni ambiti trasversali analizzati in una review del 2020. [1]
L’integrazione orale di prodotti enzimatici ad attività antinfiammatoria si sta rivelando utile nella prevenzione e cura dei problemi muscolari funzionali da sovraffaticamento, comuni nello sportivo. I DOMS (Delayed Onset Muscle Soreness) sono dei disturbi muscolari funzionali da sovraffaticamento, secondo la classificazione proposta dal Munich Consensus Statement [1]. Si tratta di problematiche muscolari piuttosto comuni nella pratica sportiva, anche se non è possibile avere dati epidemiologici precisi. Il più delle volte sono disturbi non particolarmente gravi che permangono, dall’insorgenza alla remissione completa dei sintomi, per un periodo compreso tra le 72 e le 96 ore. I sintomi tipici includono indolenzimento, dolore, rigidità e gonfiore a livello muscolare, con biomeccanica alterata nelle articolazioni adiacenti [2, 3]. Tali sintomi variano da molto leggeri a intensi, con inabilità all’esecuzione di determinati movimenti. In questo articolo offriremo alcuni spunti di riflessione sui possibili benefici della terapia enzimatica nella prevenzione e trattamento dei DOMS.
Ridurre o bloccare i processi infiammatori correlati alle patologie reumatiche osteo-articolari è fondamentale per gestire adeguatamente queste problematiche degenerative croniche diminuendo il ricorso ai FANS. L’osteoartrosi e le patologie articolari di origine reumatica sono strettamente correlate a una situazione infiammatoria che diventa cronica e spesso si traduce in un circolo vizioso autoalimentato. La presenza, inoltre, di obesità rappresenta un fattore di rischio per l’osteoartrosi, non solo per l’aumento del carico sulle articolazioni, ma proprio perché gioca un ruolo importante nel peggioramento dello stato infiammatorio. L’attività fisica gioca un ruolo chiave nell’interruzione del “loop” dell’infiammazione cronica, anche nelle malattie multifattoriali come l’osteoartrosi, grazie alla liberazione di veri e propri mediatori (miochine) da parte dei muscoli quando vengono attivati. Per curare questo tipo di patologie articolari croniche, il clinico può ricorrere ai farmaci, come i FANS, o agire sugli stili di vita (come la dieta e l’attività fisica) ma le gli studi scientifici stanno ponendo l’attenzione sulla attività non solo terapeutica, ma anche preventiva della terapia enzimatica. Ce ne parlano specialisti della materia e clinici.
Lo stato nutrizionale incide sulla prognosi del paziente oncologico e quindi deve essere attentamente valutato appena formulata la diagnosi, e poi monitorato durante e dopo la degenza ospedaliera. Il cancro del colon-retto (CRC) è il terzo tumore più comunemente diagnosticato e rappresenta il 9,2% delle morti totali per cancro. Nonostante i programmi di screening e i numerosi approcci terapeutici, rimane ancora un tumore potenzialmente letale, tale da essere la seconda causa di morte per cancro in tutto il mondo (1). Lo stato nutrizionale incide notevolmente sulla prognosi del paziente oncologico; per tale ragione se ne raccomanda la sua valutazione in tutti i pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di tumore e, in particolare, nei pazienti affetti da tumori del tratto testa-collo e del tratto digerente. In questo modo si ha la possibilità di individuare i pazienti con sintomi di malnutrizione, e coloro che ne sono a rischio, e impostare repentinamente un’eventuale terapia di supporto nutrizionale parallela al percorso di diagnosi e terapia oncologica. I cambiamenti dello stato nutrizionale (in particolare la deplezione di energia e proteine) sono associati ad alterazioni del metabolismo sistemico che influenzano la regolazione delle cellule immunitarie, la loro funzione e la suscettibilità alle malattie (2). La letteratura scientifica concorda nel ritenere che lo screening della malnutrizione al momento del ricovero e un adeguato intervento nutrizionale (immunonutrizione) durante tutto il periodo di degenza hanno un impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti, riducono i tempi di degenza, aumentano la resistenza alle infezioni e riducono i costi sanitari (3, 4). Un’anamnesi fisiopatologica approfondita e un esame obiettivo accurato sono elementi indispensabili per una corretta valutazione dello stato nutrizionale.
Pubblicati su Frontiers in Nutrition i risultati di uno studio condotto dai giovani specialisti delle Società Scientifiche AIOM, AIRO e SICO: l’80% dei pazienti oncologici risulta malnutrito e, di questi, meno del 30% riceve adeguati trattamenti nutrizionali.
Oltre il 50% dei pazienti oncologici presenta alterazioni dello stato nutrizionale, dal rischio di malnutrizione a una evidente denutrizione.
Studio prospettico su 108 pazienti per valutare se la somministrazione di supplemento immunonutrizionale sia in grado di ridurre l’incidenza di complicanze postoperatorie. Premessa La somministrazione di acidi grassi omega-3, arginina e nucleotidi è nota come immunonutrizione. Scopo di questo studio è stato valutare l’effetto dell’immunonutrizione sull’esito della chirurgia per tumore gastrointestinale in una popolazione di veterani. Metodi È stato condotto uno studio prospettico su 108 pazienti veterani candidati a chirurgia elettiva per tumore gastrointestinale. 54 di essi hanno ricevuto un supplemento immunonutrizionale, mentre 54 hanno ricevuto un supple-mento standard prima dell’intervento. L’endpoint primario dello studio è stata la percentuale di complicanze postchirurgiche; sono state valutate inoltre la compliance all’assunzione per via orale, la durata del ricovero in ospedale e nell’unità di terapia intensive (Intensive Care Unit, ICU).
Studio sull’impatto della supplementazione orale sui parametri biochimici e sulle tossicità acute durante radiochemioterapia (RCT) per tumore della testa e del collo.
Nuove strategie nutrizionali consentono un recupero più rapido del paziente e di contenere lo stato infiammatorio scatenato dalle tradizionali terapie antineoplastiche. I tumori del tratto testa-collo (HNC) sono tra le neoplasie più comuni al mondo e sono caratterizzati da alti tassi di mortalità. Essi comprendono i tumori epiteliali delle cavità nasali e dei seni paranasali, di nasofaringe, ipofaringe, laringe, orofaringe, cavità orale, labbra e tumori maligni delle ghiandole salivari [Pezzuto F, 2015]. Chirurgia e radioterapia, spesso associate a chemioterapia, sono i principali approcci terapeutici per i HNC. La definizione dell’iter terapeutico è affidata a un gruppo multidisciplinare (MDT) esperto che garantisce la gestione della patologia in toto, la piena aderenza alle linee guida di pratica clinica e una riduzione dei tempi di trattamento [Badran KW, 2018]. Questa tipologia di tumori e i relativi trattamenti compromettono pesantemente lo stato nutrizionale del paziente e necessitano di specifici interventi correttivi degli apporti energetici e nutritivi prima, durante e dopo l’eventuale intervento chirurgico. Counseling nutrizionale, supplementazione orale, immunonutrizione, abbinata alla nutrizione artificiale nel periodo peri-operatorio, e la ri-alimentazione precoce hanno dimostrato avere buoni effetti sul recupero del paziente.
L’uso di una formula a base di sieroproteine di latte si è dimostrato efficace in una bambina con PC e persistenti problemi gastro-intestinali. Il seguente caso clinico, tratto da un caso reale descritto dalla nutrizionista inglese Elaine Measly, riguarda un bambino di 5 anni e mezzo con gravi handicap neurologici e patologie gastro-intestinali. In molti bambini con paralisi cerebrale (PC) si deve ricorrere alla nutrizione enterale (NE) per garantire loro gli adeguati apporti nutrizionali necessari per la crescita e lo sviluppo. Questi pazienti corrono, infatti, un alto rischio di aspirazione, se nutriti per via orale, a causa della frequente manifestazione di disfagia e/o reflusso gastro-esofageo. 1 In questo caso - complicato dalla copresenza di malattia di Hirschsprung, caratterizzata da assenza totale di cellule gangliari nella zone dell’intestino crasso colpite che porta a perdita della peristalsi intestinale2 e da altre problematiche cliniche e familiari, sono stati necessari 5 anni di ricoveri e cambi di alimentazione prima di trovare la supplementazione nutrizionale e la formula enterale in grado di garantire al bambino gli apporti energetico-proteici necessari per la giusta crescita e una buona tollerabilità della NE. Scopriamo insieme i dettagli del caso.
Nei pazienti oncologici, la sarcopenia prima del trattamento è predittiva della tossicità della chemioterapia, aumenta la disabilità e riduce le risposte e la sopravvivenza.
Tutti i video del convegno sulla nutrizione in oncologia dei pazienti con carcinoma gastrico, colon-retto e del pancreas. Per la prima volta giovani oncologi medici, radiologi oncologi e chirurghi oncologici delle società scientifiche AIOM, AIRO e SICO si sono riuniti a Bari per garantire cure adeguate e omogenee ai pazienti in termini di gestione della nutrizione clinica. Il convegno è stato coordinato a livello scientifico da Raffaele De Luca (Oncologo chirurgo - Istituto Tumori G. Paolo II, I.R.C.C.S. – membro E.S.S.O. - POIS -ERAS), affiancato da Isacco Desideri (radioterapista oncologo - AOU Careggi), Luigi Marano (Coordinatore Nazionale young SICO – Ass. Prof. Chirurgia – Dip. Medicina, Chirurgia e Neuroscienze - UniSi e Unità di Chirurgia Generale e Oncologia Chirurgica) e Federica Marmorino (Oncologo medico Università di Pisa/ AOUP e Coordinatore WG AIOM Giovani) e oltre 50 relatori. DI SEGUITO TUTTI I CONTRIBUTI VIDEO
Gli studi indicano che l’integrazione dell’immunonutrizione nei protocolli terapeutici del paziente oncologico migliorano la ripresa post-operatoria, la prognosi e la qualità della vita dei pazienti stessi. Negli ultimi anni la maggiore comprensione della fisiopatologia dei tumori ha permesso di compiere grandi progressi verso la loro cura. Dopo il 2010, in particolare, il trattamento chirurgico ha subito progressi sostanziali in ambito tecnico e tecnologico, ma anche nell’approccio al paziente oncologico grazie alla tempestiva valutazione dello stato nutrizionale. Il cancro provoca nel 50%-80% dei pazienti uno stato di malnutrizione severa che può avvenire sia per l’interessamento diretto del tratto digerente - con un relativo malassorbimento delle sostanze nutritive-, sia per le modifiche metaboliche innescate dalla patologia neoplastica stessa che portano a un ridotto introito calorico correlato a un maggiore fabbisogno di nutrienti essenziali. [1,2] Tutti questi effetti si traducono in una riduzione della qualità di vita del paziente, in una maggiore incidenza di complicanze postoperatorie e, di conseguenza, in una riduzione della sopravvivenza del paziente neoplastico. L’immunonutrizione, grazie alla somministrazione di specifici nutrienti (vitamine, arginina, nucleotidi e acidi grassi omega-3) utili a modulare e stimolare il sistema immunitario, offrendo numerosi benefici clinici nell'ambito di specifici interventi di chirurgia maggiore, specialmente in ambito oncologico. Nel seguente articolo, vengono analizzate le principali timeline e le evidenze scientifiche che, nel corso degli anni, hanno portato a includere l’immunonutrizione nella strategia terapeutica multidisciplinare oncologica dando incoraggianti risultati e prospettive future.
Migliorare il recupero post-chirurgico nelle resezioni di tumore toracico mediante un protocollo nutrizionale preoperatorio (N-ERAS©) consente di ridurre i giorni di degenza, le complicanze e i costi. Protocollo nutrizionale preoperatorio N-ERAS© Assumere il supplemento immunonutrizionale Impact® 3 volte al giorno per 5 giorni prima dell’intervento e durante il ricovero. Fare un carico di carboidrati alle 19.00 del giorno prima dell’intervento e alle 4.30 della mattina dell’intervento. Iniziare l’assunzione quotidiana di probiotici multispecie (>10 miliardi di organismi) alla visita preoperatoria e continuare dopo l’intervento. Risultati Il confronto retrospettivo tra i pazienti sottoposti a resezione di cancro toracico (da parte di un unico chirurgo) per un anno e trattati col protocollo N-ERAS© (N=113) e pazienti chirurgici simili operati nell’anno precedente all’introduzione del protocollo N-ERAS© (N=121) ha dato i seguenti risultati.
Il cancro del colon-retto è una delle principali cause di mortalità in tutto il mondo. Una corretta valutazione dello stato nutrizionale nel percorso diagnostico-terapeutico può influenzare la prognosi della malattia. Il cancro del colon-retto (CRC) è una delle principali cause di morbilità e mortalità in tutto il mondo. In Italia ed in Europa è il terzo tumore per frequenza, rappresenta globalmente il 10,2 % di tutti i tumori, ed è responsabile dell’8% di tutti i decessi per cancro a livello mondiale, con una maggiore incidenza dopo i 50 anni (Globocan 2018). La prognosi dei pazienti affetti da CRC può essere influenzata da mutazioni genetiche e dallo stato nutrizionale. Studi dell’ultimo decennio indicano che incidenza e mortalità di questa patologia sono in aumento in una fascia d’età più giovane, al di sotto dei 50 anni. Le ragioni di tale fenomeno non sono ancora chiare ma, almeno in parte, potrebbero essere spiegate dall’aumentata prevalenza di obesità patologica. L'impatto del BMI (Body Mass Index) sulla sopravvivenza dei pazienti con CRC è controverso. Alcuni autori sostengono che l'aumento del BMI è associato a una sopravvivenza inferiore in alcuni tipi di cancro, come il CRC1 [Vrieling A, 2010]. Al contrario, altri studi riportano una mortalità inferiore tra i pazienti in sovrappeso o moderatamente obesi con CRC1, 2, 3 [Schlesinger S, 2014; Williams GR, 2017; Choe EK, 2016]. Ma è sicuramente vero che una corretta valutazione dello stato nutrizionale nel corso del percorso diagnostico terapeutico può influenzare la prognosi della malattia5[Parsons HA, 2012].
L’endpoint primario dello studio è il tasso di complicanze infettive, mentre l’endpoint secondario è la risposta immunitaria. Premessa L’immunonutrizione riduce l’infiammazione perioperatoria sistemica e le complicanze postoperatorie in pazienti sottoposti a chirurgia addominale maggiore. Questo studio prospettico randomizzato è stato condotto per studiare l’effetto dell’immunonutrizione preoperatoria sulle complicanze, e il ruolo della prostaglandina E2 (PGE2) sulla differenziazione delle cellule T in pazienti sottoposti a un intervento chirurgico gravemente invasivo. Metodi In questo studio sono stati arruolati pazienti candidati a pancreatoduodenectomia, che sono stati randomizzati in due gruppi: il gruppo immunonutrizione (n=25) ha ricevuto una supplementazione orale contenente arginina, acidi grassi ω-3 e RNA per 5 giorni prima dell’intervento, oltre a una riduzione del 50% dell’apporto nutrizionale abituale; il gruppo di controllo (n=25) ha seguito l’alimentazione abituale prima dell’intervento chirurgico. Tutti i pazienti hanno ricevuto un’infusione enterale postoperatoria di una formulazione standard in ragione di 25 kcal/kg/giorno. L’endpoint primario era il tasso di complicanze infettive, mentre l’endpoint secondario era la risposta immunitaria.
Adeguata terapia nutrizionale in un paziente anziano che deve essere sottoposto a terapia chirurgica oncologica radicale permette un più rapido recupero con minori rischi e costi sanitari. Un corretto piano nutrizionale e alimentare risulta indispensabile per consentire a un paziente oncologico di superare l’intervento chirurgico (soprattutto a carico dall’apparato gastro-intestinale) in tempi brevi e senza entrare in una condizione di cachessia e sarcopenia. Il paziente oggetto del caso clinico proposto presenta un adenocarcinoma del colon discendente stenosante che sarà sottoposto a terapia chirurgica oncologica radicale. Il trattamento nutrizionale pianificato dal team multidisciplinare di Specialisti della Fondazione Giovanni Pascale IRCCS di Napoli è da inquadrare nell’ambito del protocollo ERAS che prevede l’immunonutrizione nei periodi pre e post operatori con minori complicanze e più veloci tempi di recupero permettendo anche la riduzione dei costi sanitari.
L’immunonutrizione perioperatoria nella chirurgia oncologica gastrointestinale è fondamentale per il corretto funzionamento dei processi di difesa dell’organismo, la durata della degenza e la qualità del decorso postoperatorio. I pazienti neoplastici frequentemente convivono con una condizione di compromissione dello stato nutrizionale dettata fondamentalmente da fattori legati ad una drastica diminuzione dell’introito alimentare e fattori legati all’attivazione di una risposta infiammatoria al tumore; entrambi sono accentuati dai trattamenti chemio e radioterapici che ormai frequentemente affiancano la chirurgia nella strategia terapeutica. Le terapie e/o la chirurgia con la condizione di stress che determinano portano, già normalmente, ad uno stato ipercatabolico che evolve in una accentuata proteolisi muscolare con conseguente deplezione proteica viscerale e sistemica. La correzione di uno stato di malnutrizione in tempi più rapidi possibili diviene fondamentale per migliorare i risultati alle terapie e migliorare il decorso postoperatorio. Nausea, vomito, disfagia, dolore e problematiche psicologiche sono le principali cause che in un paziente oncologico determinano la riduzione della quantità degli ingesta. Appare evidente per un paziente oncologico e chirurgico che il mantenimento di uno stato di eunutrizione è fondamentale e che, quando possibile, la via enterale sia la miglior opzione per attuarlo. L'immunonutrizione, basata sull’assunzione di integratori orali con immunonutrienti o farmaconutrienti a base di arginina, acidi grassi ω3 e nucleotidi, mira a migliorare l'immunità, molto probabilmente fornendo nutrienti chiave per supportare le difese del paziente. Dall’analisi farmacoeconomica degli studi considerati si può concludere che l'immunonutrizione riduce le complicanze e la degenza ospedaliera, con rapporto costo-efficacia positivo in tutti gli studi, dimostrando che questo approccio può essere utile.
Che ruolo può avere l’immunonutrizione nel tumore testa-collo? Il Dott. Alessandro Ascoli racconta l’esperienza condotta dall’Ospedale San Martino di Genova su 199 pazienti per valutare i benefici dell’immunonutrizione in regime pre-operatorio e post-operatorio.
Nello statement redatto da un gruppo di oncologici si evidenzia anche l’utilità del supporto nutrizionale nei pazienti oncologici, sia in caso di malnutrizione o come routine in aggiunta alla chemioterapia o alla radioterapia.
Le più recenti raccomandazioni per la gestione della nutrizione per evitare disidratazione malnutrizione energetico-proteica e sarcopenia.
Il Progetto Critical Care Academy diventa FAD per medici e altri operatori sanitari. Visto il successo del Progetto Critical Care Academy con il Patrocinio delle Società Scientifiche SINPE, SITI, SINUC, e dato l’elevato contenuto proposto durante il congresso di Verona nello scorso ottobre, tutti i casi clinici e i contributi presentati dai relatori che hanno partecipato all’evento, diventano un percorso di formazione a distanza (FAD). Un'occasione di confronto e discussione tra gli specialisti che operano nell'area della terapia intensiva per approfondire il 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐢𝐚 𝐧𝐮𝐭𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐨𝐩𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐞𝐮𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐯𝐚𝐥𝐢𝐝𝐚 𝐞𝐝 𝐞𝐟𝐟𝐢𝐜𝐚𝐜𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐫𝐢𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐢𝐧 𝐈𝐂𝐔. “La malnutrizione del paziente critico è associata ad un aumento della mortalità e influisce negativamente sull'outcome del paziente. Lo scopo del corso è di dare ai discenti nozioni ed indicazioni sul trattamento nutrizionale in terapia intensiva e post ICU. Indicare la giusta terapia nutrizionale in un paziente con insufficienza d'organo non è cosa semplice, confrontarsi con esperti del settore, discutendo dei casi clinici stilando un piano terapeutico, controllarne l'attuazione e misurarne l'efficacia, prevenendo le complicanze, rende questo corso un ottimo spunto per discenti al fine di applicare i concetti nella propria pratica clinica". Il corso è fruibile online, previa iscrizione gratuita, è coordinato dal Prof. Marco Zanello, responsabile scientifico della Critical Care Academy. Il corso è costituito da 17 video e 1 documento con la presentazione di casi clinici che illustrano nozioni ed indicazioni sul trattamento nutrizionale per il paziente in terapia intensiva e post ICU. iscriviti alla FAD Destinatari: il corso è stato accreditato presso la Commissione Nazionale per la Formazione Continua per 1000 partecipanti e per le seguenti Figure Professionali/Discipline: Farmacista; Farmacista pubblico del SSN; Farmacista territoriale; Farmacista ospedaliero. Medico Chirurgo specialista in: Anestesia e Rianimazione, Scienze dell’alimentazione e Dietologia, Malattie metaboliche e Diabetologia, Allergologia ed Immunologia Clinica, Medicina Interna, Medicina Generale, Geriatria; Infermiere; Dietista. Durata: il corso può essere eseguito e assolto nell’arco di 12 mesi, disponibile fino al 31 dicembre 2024. È quindi possibile interrompere e riprendere la formazione in qualunque momento. Crediti ECM: Il congresso (ID 2647 – 406297) ha ottenuto nr. 9 crediti formativi Responsabile Scientifico: Prof. Marco Zanello Elenco degli autori dei casi clinici: Alessandra Carletti Dirigente 1° livello, Dipartimento Emergenze e Terapie Intensive (U.O.C. Anestesia e Rianimazione B BT Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata) - Verona Maria Laura Scarcella MD, PhD Anestesia e Rianimazione (Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni) - Terni SCARICA LE ISTRUZIONI PER LA REGISTRAZIONE ALLA PIATTAFORMA E ISCRIZIONE AL CORSO VAI AL PROGRAMMA COMPLETO Con il contributo non condizionato di
Il progetto YOUNG “Writing the Future Together” diventa FAD per medici e altri operatori sanitari Visto il crescente interesse suscitato dal progetto Writing the Future Together, organizzato dalle sezioni Young delle società scientifiche AIOM, AIRO, SICO e l’elevato contenuto scientifico degli eventi, tutti i casi clinici e i contributi presentati dai relatori che hanno partecipato alle prime 3 edizioni diventano un percorso di formazione FAD. Il corso fruibile online, previa iscrizione gratuita, è coordinato da Raffaele De Luca (SICO) e Luigi Marano (SICO), responsabili scientifici e anche ideatori del progetto Writing the Future Together. Il corso è costituito da 23 video e 5 documenti con la presentazione di casi clinici che esplorano la gestione del paziente con cancro dell’apparato digerente, in particolare cancro gastrico, epatobiliare, colon-retto, testa-collo con particolare attenzione al ruolo della nutrizione. iscriviti alla FAD Destinatari: Il corso è stato accreditato presso la Commissione Nazionale per la Formazione Continua per 1000 partecipanti e per le seguenti Figure Professionali/Discipline: Farmacista: farmacista pubblico del SSN; Farmacista territoriale; Farmacista di altro settore; Medico Chirurgo: Cardiologia; Chirurgia generale; Chirurgia maxillo-facciale; Medicina generale (medici di famiglia); Medicina interna; Oncologia; Radiodiagnostica; Radioterapia; Scienze dell’alimentazione e dietetica; Biologo; Dietista. Durata: Il corso può essere seguito e assolto nell’arco di 11 mesi, disponibili fino a giugno 2024. È quindi possibile interrompere e riprendere la formazione in qualunque momento. CREDITI ECM: Il congresso (ID 2647 - 389685) ha ottenuto nr. 10,5 crediti formativi Responsabili Scientifici: Dott. Raffaele De Luca, Prof. Luigi Marano Copyright ISI EVENTS (All rights reserved) Elenco degli autori dei casi clinici: Dott. Casciani Fabio – Università di Verona Dott.ssa Casirati Amanda - Dietista S.C. Dietetica e Nutrizione Clinica Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia Dott.ssa Conca Veronica - Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana Dott. Corradi Ettore - Direttore S.C. Dietetica e Nutrizione Clinica - Ospedale Niguarda, Milano Dott.ssa D’Ignazio Alessia - Università degli Studi di Siena Dott.ssa De Grandis Maria Caterina - Università degli Studi di Padova Dott.ssa Deidda Simona - Chirurga Oncologa, Università degli Studi di Cagliari Dott. De Luca Raffaele – Chriurgia Oncologica - I.R.C.C.S. Istituto Tumori "Giovanni Paolo II" - Bari Dott.ssa Delvecchio Alessandra - Chirurgia Epatobiliopancreatica Ente Ecclesiastico «F.Miulli», Acquaviva delle Fonti (Bari) Dott.ssa La Mendola Roberta - UOC Chirurgia Generale - Ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’, Rovig Prof. Luigi Marano - Professore associato di Chirurgia, Dip. di Medicina, Chirurgia e Neuroscienze – Università di Siena Dott.ssa Marsanic Patrizia - Chirurgia Generale Dir. A. Muratore - Osp. E.Agnelli, Pinerolo Dott.ssa Ministrini Silvia - Dirigente Medico, Chirurgia Generale 3 - ASST Spedali Civili di Brescia Dott. Morelli Vittorio - UOC Radioterapia – Istituto del Radio O. Alberti» Spedali Civili, Brescia Dott.ssa Piccirillo Arianna - IRCCS Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale, Napoli Dott.ssa Salvestrini Viola - Radiation Oncology Unit, Università di Firenze Dott. Salzano Giovanni – IRCCS Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale, Napoli Dott.ssa Santo Bianca - UOC Radioterapia, Ospedale «Vito Fazzi», Lecce Dott. Simonetti Igino – Radiologia - IRCCS Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale, Napoli Dott. Vitale Antonio - UOC Oncologia Medica - Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Università Cattolica del S. Cuore, Roma Dott.ssa Zannetti Micol – Radioterapia - Università del Piemonte Orientale, AOU Maggiore della Carità Novara Dott. Zurlo Vincenzo - UOSD Nad Asl 3, Napoli VAI AL PROGRAMMA DEI CASI CLINICI Con il contributo non condizionato di Scopri di seguito ulteriori informazioni sulla FAD-ECM e accedi al corso
Nonostante la crescente comprensione da parte di scienziati e medici del microbiota intestinale e delle relative implicazioni pratiche immunologiche, le strategie per mantenere la salute dell'intestino rimangono piuttosto nebbiose per la popolazione generale.
Sul mercato globale è presente una vasta (forse troppo) gamma di integratori, sia per i consumatori che per i professionisti del settore medico. Da un lato, una maggiore possibilità di scelta porta i suoi vantaggi; dall'altro, aumentano le probabilità di qualità inferiore e di limitata variabilità dei prodotti.
Esercitarsi regolarmente. Ridurre l'apporto calorico. Seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura. Alla base di questi consigli, ormai ben noti, ci sono meccanismi molto sofisticati che promuovono la salute. La costante evoluzione della ricerca scientifica ha permesso di comprendere al meglio i "come e i perché" degli interventi sullo stile di vita per la salute metabolica, un'area dell'endocrinologia che comprende l'omeostasi dell'insulina e del glucosio, l'equilibrio energetico e il peso corporeo.
I trilioni di cellule che compongono il nostro corpo funzionano grazie all'energia nota come ATP (Adenosina trifosfato) prodotta dai mitocondri. I mitocondri si trovano all'interno delle cellule e hanno l'aspetto di batteri. Si pensa che i mitocondri abbiano avuto origine da batteri simbiotici, cioè da batteri di cui gli esseri umani hanno beneficiato.
Come nutriente, la vitamina B12 riveste diversi ruoli fondamentali, tra cui quello di contribuire al mantenimento di una sana funzione cerebrale. In quanto associata all’acido folico, la vitamina B12 è importante anche per trasferire e fornire le cosiddette "singole unità di carbonio" o gruppi metilici. Il trasferimento dei gruppi metilici attraverso il processo di metilazione è fondamentale per la formazione dell'acido desossiribonucleico (DNA), dell'acido ribonucleico (RNA), dei neurotrasmettitori e dell'involucro protettivo che circonda le cellule nervose, chiamato mielina.
La salute immunitaria è un tema sempre di grande attualità, ma cosa significa esattamente avere un sistema immunitario sano? Ovviamente, non vuol dire essere esenti da qualsiasi tipo di malanno, anche perché è normale che accada durante il corso della vita. Significa, piuttosto, disporre di un meccanismo di difesa funzionante grazie al quale il nostro organismo ci mantiene in salute e ci permette una celere ripresa.